Page 49 - Dizionario di Filosofia
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scettici greci, e particolarmente per Arcesilao, l’impossibilità di conoscere le cose

          con certezza: il termine era usato in opposizione a « catalessi », che, secondo gli
          stoici,  era  il  carattere  della  rappresentazione  (fantasia  catalettica)  capace  di
          afferrare e comprendere l’oggetto nella sua realtà. Conseguenza dell’acatalessia era
          la « sospensione del giudizio ». (V. EPOCHÉ.)

          ACCADEMIA. Il nome di questa scuola filosofica deriva da quello di un bosco situato
          a  NO di Atene, dedicato all’eroe Academo.  Nelle sue vicinanze  Platone (nel 387
          circa a.C.) acquistò un fondo e vi stabilì la sede delle riunioni dei suoi discepoli.
          Tale fu l’origine di una scuola che durò oltre nove secoli, fino al 529 d.C., anno in
          cui fu chiusa in seguito a un editto dell’imperatore Giustiniano. Durante la sua lunga
          vita  vi  furono  insegnate  dottrine  molto  differenti,  tanto  che  dagli  antichi  stessi  ne
          furono  distinte  cinque  fasi.  L’Antica  accademia,  costituita  dagli  immediati
          successori di Platone, rimase quasi del tutto fedele all’insegnamento del maestro, di

          cui accentuò i motivi sistematici e dogmatici: Speusippo e Senocrate svilupparono
          soprattutto  la  teoria  dei  numeri,  ritornando  in  parte  alla  concezione  pitagorica;
          Polemone,  Cratete  e  Crantore  si  occuparono  di  problemi  morali,  con  tendenza  al
          rigorismo etico. Con Arcesilao, divenuto scolarca nel 268 circa a.C., ebbe inizio la
          Media accademia: Arcesilao accentuò i motivi dialettici del pensiero di Platone e

          impresse alla scuola un indirizzo scettico, che culminò con Cameade, scolarca dal
          155  circa  a.C.;  con  lui  e  col  suo  discepolo  Clitomaco  si  fa  iniziare  la Nuova
          accademia.  Successivamente,  nel I  sec.  a.C.,  Filone  di  Larissa  (considerato
          iniziatore di una Quarta accademia) e Antioco di Ascalona (iniziatore della Quinta)
          si proposero di tornare all’antico dogmatismo, ma in realtà, accogliendo motivi di
          altre correnti filosofiche, finirono per dare alla scuola un orientamento eclettico, che
          si mantenne nei secoli successivi, fino al V sec. d.C., quando con Plutarco di Atene
          (scolarca dal 430), con Siriano e soprattutto con Proclo, la scuola fece proprie le

          dottrine neoplatoniche, che restarono predominanti fino alla sua chiusura.
          Bibliogr.:  F.  W.  Bossel, The  school  of  Plato,  Londra  1896;  E.  Howald, Die
          Platonische Akademie, Zurigo 1921; H. Herter, Platons Akademie, Bonn 1944; H. E.

          Cherniss, Aristotle’s  criticism  of  Plato  and  the  Academy,  Baltimora  1944;  H.
          Saphiro  e  E.  M.  E.  Curley, Hellenistic  philosophy,  Nuova  York  1965;  E.  Dönt,
          Platons Spätphilosophie und die Akademie, Vienna 1967.
          Accademia  platonica  fiorentina.  Nel  1459  Cosimo  de’  Medici,  che  si  era
          appassionato  alla  dottrina  e  alle  opere  di  Platone  in  seguito  ai  contatti  avuti  con
          Giorgio  Gemisto  Pletone,  donò  una  villa  (a  Careggi,  presso  Firenze)  a  Marsilio

          Ficino, fervente platonico, che ne fece un cenacolo di studiosi del grande maestro
          ateniese:  tra  i  principali  esponenti,  oltre  al  Ficino,  Cristoforo  Landino,  Giovanni
          Pico della Mirandola, Leon Battista Alberti e il Poliziano. L’Accademia, che ebbe
          grande sviluppo sotto Lorenzo de’ Medici, decadde rapidamente dopo la morte di lui
          (1492) e quella del Ficino (1499). Fu sciolta nel 1522.

          Bibliogr.: V. FICINO (Marsilio).
          ACCIDENTE. Ciascuno dei caratteri non necessari di un essere, che non appartengono
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