Page 46 - Dizionario di Filosofia
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A. Nella logica formale, con la lettera A (prima vocale della parola latina affirmo)
si designa una proposizione universale affermativa (es. tutti gli uomini sono
mortali), mentre con la lettera I (seconda vocale della parola affirmo) si designa una
proposizione particolare affermativa (es. la Terra è un pianeta).
ABALIETÀ (dal lat. ab alio, da altro). Termine della scolastica che esprime la
proprietà degli esseri (creati) che hanno in un altro essere (Dio) la ragione della
propria esistenza; si contrappone all’aseità* di Dio.
ABBAGNANO (Nicola), filosofo italiano (Salerno 1901), professore di storia della
filosofia all’università di Torino dal 1939. Definisce la sua filosofia come
esistenzialismo positivo, contrapponendolo alle altre forme di esistenzialismo
contemporaneo, le quali, sostenendo l’equivalenza assoluta di tutte le possibilità
umane, finiscono col negare la stessa problematicità dell’esistenza e la possibilità di
una scelta effettiva: « questa scelta effettiva è l’iniziativa razionale o la ragione
come libertà ». La rivendicazione della ragione da parte dell’Abbagnano permette al
suo esistenzialismo di incontrarsi con molte esigenze del pensiero contemporaneo e
nello stesso tempo di intendere la filosofia come incessante ricerca che, partendo
dalla concreta situazione esistenziale umana, costituisce « l’uomo come vero e
proprio soggetto del mondo e come tale capace di comprenderlo e di dominarlo ».
Opere principali: La struttura dell’esistenza (1939); Introduzione
all’esistenzialismo (1942); Filosofia religione scienza (1947); Esistenzialismo
positivo (1948); Possibilità e libertà (1957); Dizionario di filosofia (1960). Tra le
opere di storiografia filosofica: Guglielmo di Ockham (1931); Storia della filosofia
(3 voll., 1950).
ABDUZIONE. Tipo di sillogismo in cui la premessa maggiore è certa e la minore è
semplicemente probabile; se ne può quindi trarre una conclusione soltanto probabile,
non certa. Aristotele ne ha dato come esempio il sillogismo seguente: La scienza può
essere insegnata (maggiore certa); la giustizia è una scienza (minore probabile);
dunque la giustizia può essere insegnata (conclusione di cui resta dimostrata la
probabilità). Nel Peirce tale termine indica una forma poco rigorosa e garantita di
ragionamento inferenziale.
ABELARDO (Pietro), filosofo e teologo francese (Le Pallet, Nantes, 1079 - abbazia di
Saint-Marcel, a Chalon-sur-Saône, 1142). Suo padre, signore di Le Pallet, l’aveva
destinato alla carriera militare, ma Abelardo, per amore degli studi, rinunciò
all’eredità e si stabilì a Parigi, dove fu allievo e ben presto rivale di Guglielmo di
Champeaux. A ventidue anni aprì una scuola e insegnò con successo a Melun, a
Corbeil e infine a Parigi, sul colle di Sainte-Geneviève. Volendo approfondire lo
studio della teologia, si recò a Laon e seguì le lezioni di Anseimo, decano del
capitolo di quella città; ma ben presto entrò in urto con il nuovo maestro e ritornò a
Parigi (verso il 1114), dove riprese con successo l’insegnamento della dialettica. In
quest’epoca si colloca l’episodio del suo amore per Eloisa, nipote del canonico