Page 34 - I templari e il filo segreto di Hiram
P. 34
pagina n.33 420451_LAVORATO.pdf
L’Orfismo, peraltro, si rifaceva a un uomo, non a un dio:
il leggendario poeta greco Orfeo. E denotava un’evoluta
maturazione sociale, anche alimentare, poiché privilegiava
un’alimentazione vegetariana e varie forme di disciplina
spirituale, etica ed estetica. In gran parte degli “iniziati orfici” era
presente una profonda repulsione a uccidere. Di conseguenza,
anche, una tendenza al pacifismo notevole; seppur sempre pronti
a correre in aiuto della patria minacciata, armi in mano.
Le principali documentazioni di questo culto misterico
risalgono a un periodo tardo-ellenistico (gli Inni orfici e gli
Argonautici, secoli II, III e IV dopo Cristo); ma sussistono
documentazioni molto più antiche, del VI secolo avanti Cristo,
come la “codificazione di Onomacrito”.
I maggiori studiosi attribuiscono la nascita dell’Orfismo
a una data imprecisata, sicuramente molto antica, e lo motivano
dall’esigenza di un’evoluzione all’interno del culto dionisiaco:
l’abbandono di riti orgiastici, caratterizzati da sbronze collettive
e pulsazioni carnali primitive, per tendere a una crescita in senso
estetico e ascetico. Il passaggio da pratiche sciamaniche,
antichissime, a una dottrina etica.
Requisito fondamentale dei culti orfici sono la poesia e la
musica.
L’Orfismo presentava inoltre altre caratteristiche
peculiari, che lo differenziavano da tutti gli altri riti misterici.
Era l’unica “religione del libro” documentata in Grecia
(così, infatti, fu definito da Euripide e Platone). Infatti l’Orfismo
si evolse in una vera teologia dotata di una letteratura
copiosissima, in gran parte esoterica. Né s’identificava in una
precisa località, come Eleusi, il lago di Lerna o l’isola di
Samotracia; ma era comune a tutte le città. Non si evolse mai in
un culto pubblico, ufficialmente regolamentato; ma si sviluppò in
un contesto elitario e filosofico.
Come già accennato, dettaglio importante, un’altra
caratteristica straordinaria dell’Orfismo riguardava la repulsione
per qualsiasi uccisione: nessuna ara, nessun sacrificio.
La dottrina orfica insegnava che in ogni uomo aleggia un
“soffio divino”: il dàimon. L’anima! Un soffio che è immortale e
che tende alla metempsicosi; per cui la vita si rinnova ad ogni
nascita ed è un mezzo di purificazione lungo un percorso che
trascende la vita umana.
33