Page 251 - I templari e il filo segreto di Hiram
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Nei sotterranei della moschea di Al-Aqsa, esattamente nel
luogo dove si trovava il Tempio di Salomone e i Cavalieri del
Tempio avevano alloggiamenti e stalle, è stato trovato un
interessante medaglione risalente all’epoca delle Crociate.
Il ritrovamento è avvenuto dopo che i responsabili della
“Spianata delle Moschee” avevano rimosso una grande quantità
di terriccio.
Il medaglione, analizzato dagli archeologi Gabi Barkai e
Zahi Zweig, è grande quanto una moneta: di bronzo, a forma di
croce; su un lato sono riprodotti un martello, una tenaglia e
alcuni chiodi, inequivocabili simboli della “Passione di Cristo”
poiché strumenti della crocifissione. Ma la parte più interessante
è l’alto lato, dov’è raffigurato un’ara sormontata dal sole e un
calice sorretto da una corona di spine: il Santo Graal.
Secondo lo studioso inglese Andrew Prescott, tra i massimi
ricercatori a livello mondiale, questa simbologia presenta
connotati chiaramente riconducibili agli antichi “liberi muratori”,
anche se non è attribuibile ad alcuna loggia massonica oggi
esistente.
E’ noto che i Manichei professassero una sapienza
dualistica, derivata dello zoroastrismo persiano, e che nel loro
linguaggio segreto amassero definirsi "Figli della Vedova":
termine riconducibile all’antichissimo culto egiziano d’Iside.
Anche i Templari erano soliti definirsi “Figli della Vedova”
durante le Crociate: terminologia traslata in Occidente e filtrata
nelle antiche “Corporazioni” per poi affluire nelle logge degli
Onesti Companions e poi nei Francs-Maçons moderni.
I Catari attribuivano un’importanza prioritaria al vangelo di
Giovanni: unico testo sacro riconosciuto, letto durante i riti e
soprattutto nel "Consolamentum", nell’imminenza della morte.
Probabilmente non è un caso se il “Vangelo di san
Giovanni” è il libro tradizionalmente aperto sulle are
massoniche, quasi a ravvisare il filo sotterraneo, gnostico, che
collega Albigesi, Templari e “liberi muratori”.
Le “donne allegoriche cristiane” ebbero origine a Palermo,
presso la corte di Federico II, dove all’amore cantato dai poeti
non era estranea la spiritualità templare rivolta a “Notre-Dame”:
la Madre di Dio. E alle “donne allegoriche” s’ispirò il
movimento poetico del “dolce stil novo”, che si diffuse in
Toscana e Provenza. Per la verità, le “donne allegoriche”
risalgono a un’epoca antichissima. La cultura persiana collegata
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