Page 250 - I templari e il filo segreto di Hiram
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impregnati dalla tirannide, che non riconoscevano e neppure
legittimavano, ma che servirono sempre con fedeltà, onestà e
lealtà; ma la realizzazione della “Gerusalemme terrena”,
delineata da san Bernardo di Clairvaux rimase il loro fine
recondito: il primo degli obiettivi, il massimo degli ideali.
Un cammino lungo, difficile, accidentato, nascosto, che
percorre i secoli e che affiorò per la prima volta nel 1614, con la
pubblicazione della “Fama Fraternitatis”.
Gli adepti “della Rosa e della Croce” non avevano fiducia o
nei re e nei papi: troppo dolore era stato consumato nella torre
del Tempio di Parigi! Troppo grande era stato il tradimento!
Fluirono come acqua di torrente, senza lasciare tracce e
documenti, ma tenendo salda l’altica tradizione, rinnovata di
generazione in generazione: questa era la loro missione e
l’assolsero egregiamente!
Alla confraternita ultrasegreta dei “Rosa Croce” pare si
debba far risalire l’usanza di “tracciare il Tempio”, ovvero la sala
delle riunioni, nel momento in cui vi si accede. Un rituale al
quale non era estranea l’usanza medioevale delle “rogazioni”:
processioni devozionali attorno alle chiese caratterizzate
dall’implorazione “Ab bello (guerra), fame e peste libera nos
Domine”!
Per i Francs-Maçons “tracciare il Tempio” significa
misurarlo e intimamente erigerlo, facendolo proprio, ogni volta
che vi si accede.
Una grandissima e importantissima commenda templare era
la “Foresta d’Oriente”: la grande selva della Champagne,
prossima alla città di Troyes. Un’area in parte paludosa, che si
estendeva per miglia e miglia nel cuore dell’Europa.
“Foresta d’Oriente”! L’Oriente!
Se ancora oggi il ramo più noto e florido dei Francs-Maçons
è quello del “Grande Oriente”, sicuramente non è un caso: un
nome che non affiora dal nulla, poiché da Oriente sale la luce del
sole e, non a caso, le absidi delle chiese antiche sono sempre
orientate in quella direzione!
Un recente articolo (settembre 2005) del quotidiano
israeliano “Haaretz” ha rispolverato seriamente la tematica che i
“liberi muratori” derivino dalle corporazioni edili poste sotto la
tutela dei Templari.
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