Page 24 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                dell’avidità  dei  beni  materiali,  e  ripeteva  le  parole  del  filosofo
                Empedocle, all’epoca molto famose:
                   “La nascita dell‟uomo può essere considerata una spaventosa
                catastrofe; poiché, attraverso la nascita, esseri viventi immortali
                diventano mortali!”
                   A  questo  punto  i  neofiti  diventavano  “misti”,  cioè  velati,
                poiché non avevano ancora intravisto la luce. Per ora la intuivano
                soltanto, come attraverso un velo e, per questo, erano detti velati!
                Ben presto la vera via della redenzione, verso la luce, gli sarebbe
                stata rivelata con l’iniziazione.
                   Seguiva  una  massima  di  Olimpiodoro,  con  l’esortazione  di
                trasformarla in convinzione interiore:
                   “Lo  scopo  dei  “mysteria”  è  noto:  riportare  l‟anima  nella
                condizione precedente alla caduta nel mondo degli Inferi.”
                   A  questo  punto  la  riunione  terminava  con  un’esortazione:
                “Fratelli al mare!” per nuove abluzioni purificatrici.
                   Il giorno successivo, ripetute le abluzioni, si teneva la seconda
                parte  della  rappresentazione  del  mito  di  Persefone,  con  la
                rievocazione  del  dolore  della  madre  Demetra  (l’anima
                universale)  per  la  perdita  dell’amatissima  figlia  (l’anima
                soggettiva, umana).
                   Durante  questa  rappresentazione  gli  adepti,  con  fiaccole,  si
                facevano  partecipi  della  disperazione  di  Demetra,  ignara  del
                rapimento della figlia dalla parte di Ade, e vagavano nei boschi
                circostanti  alla  ricerca  simbolica  di  Persefone  chiamandola  per
                nome.
                   Durante  questa  allegorica  ricerca  notturna  lo  hierokeryx
                spiegava il significato esoterico di questa parte del rito, riservato
                esclusivamente  agli  iniziati,  evidenziando  l’amore  che
                caratterizza  l’anima  universale  verso  ciascuna  anima  umana,
                propensa a sbagliare, a soggiacere alle invisibili catene di Eros
                (la sensualità) e di Ade (l’avidità per la ricchezza).
                   Era  questo  il  “giorno  del  lutto”,  in  cui  si  piangeva  con
                Demetra,  finalmente  consapevole  del  rapimento  della  figlia,  la
                condizione  umana  succube  del  materialismo  e  degli  istinti
                carnali.
                   Durante questi riti iniziatici il silenzio era d’obbligo da parte
                degli  adepti,  i  bussanti;  poiché  l’unico  ad  essere  autorizzato  a
                parlare era “l’araldo alle cose sacre”.
                   Infine, in prossimità della sera, si teneva “un’agape rituale”:
                un  banchetto  collettivo  in  cui  veniva  offerta  una  misteriosa


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