Page 23 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                questi  riti  iniziatici  si  diffusero  anche  a  Roma  ed  è  noto  che
                Cicerone e anche l’imperatore Gallieno vi parteciparono.
                   Un rito con due scadenze: una primaverile, all’inizio del mese
                di  aprile,  e  l’altra  autunnale,  dopo  la  vendemmia;  quest’ultima
                particolarmente solenne ogni cinque anni. Sostanzialmente i riti
                misterici  eleusini  aprivano  (con  il  grano  che  germoglia  nei
                campi)  e  chiudevano (con  il termine  della  vendemmia) il ciclo
                dei raccolti.
                   Ricostruzioni  tarde  del  rito  primaverile  indicano  che  le
                celebrazioni   ad   Eleusi   cominciavano   con   simboliche
                purificazioni nel fiume Ilisso da parte dei “profani desiderosi di
                vedere la luce”, precedute da un digiuno di più giorni.
                   Pare,  anche,  che  i  riti  di  Eleusi  fossero  rigorosamente
                vegetariani, similmente ai “misteri orfici”: nessun essere vivente
                doveva perdere la vita! E, pertanto, non erano previsti sacrifici di
                animali.
                   Poiché la parte iniziale dei “mysteria” riguardava i “bussanti”:
                i  nuovi  adepti,  un  ruolo  importante  spettava  allo  hierokeryx
                (l’araldo delle cose sacre) che introduceva “coloro che dovevano
                essere  iniziati”  nel  recinto  sacro  del  tempio  di  Demetra.
                L’ingresso  era  accompagnato  da  un  canto  dorico  antichissimo,
                inneggiante  alla  contrapposizione  tra  “la  vita  del  sogno”  e  “la
                vita reale”.
                   Una  successiva  e  suggestiva  rappresentazione  teatrale  nel
                bosco sacro adiacente al tempio di Demetra rivestiva un valore
                didascalico,  poiché  rievocava  la  parte  iniziale  del  mito  di
                Persefone.  In  questa  allegorica  rappresentazione  la  figlia  di
                Demetra  (simboleggiante  l’anima)  rifuggiva  da  Dioniso,  sposo
                assegnatola da Zeus (luce divina), soggiacendo alle lusinghe di
                Eros (il signore degli istinti). A questo punto s’intrometteva Ade,
                fratello di Zeus e Poseidone, signore degli Inferi e, anche, il dio
                della ricchezza che, sedotto dalla bellezza della giovane e anche
                dalla sua carnalità, la rapiva per renderla sua sposa e regina nel
                regno dei morti.
                   L’hierokeryx  (l’araldo  delle  cose  sacre)  spiegava  in  questi
                termini  il  mito  del  ratto  di  Persefone  e  riferiva  agli  adepti  che
                erano  stati  testimoni  di  una  simbolica  rappresentazione  il  cui
                canovaccio  riguardava  le  loro  anime  vaganti  nelle  tenebre.
                Svelava,  pertanto,  che  il  segreto  della  salvezza  era  semplice:
                rifuggire  dalle  seduzioni  di  Eros  e  di  Ade,  ovvero  dei  sensi  e




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