Page 21 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                dei  riti,  vincolati  al  silenzio  nei  confronti  dei  non  iniziati:  i
                profani.
                   Lo stesso termine mysteria deriva da mystes (iniziato), come
                pure mystikòs: colui che contempla i misteri. A sua volta mystes
                trae origine dal suono onomatopeico di “mi”, radice indoeuropea.
                Così  pure  la  parola  greca  myo  (stringo,  chiudo:  miope  da  my-
                ops, stringo gli occhi) e myrtos, l’albero sacro dei riti misterici,
                dai salubri infusi derivati dai suoi frutti.
                   Collegato a “mi” è “mu”, altra radice indoeuropea, da cui il
                latino  mutus  e  l’italiano  muto.  Pare  che  in  origine  il  semplice
                termine di “mu” indicasse il dito indice poggiato sulle labbra, ad
                esortare il silenzio.
                   Un’indubbia segretezza avvolgeva i riti misterici.
                   Una segretezza rimasta tale, conservata nei secoli; tant’è che
                ancora oggi pochissimo è noto tanto dei riti Eleusini, ancora più
                dei riti di Samotracia e, anche, dei riti iniziatici orientali.
                   La parola “mysterion” risale al periodo ellenico più arcaico e
                non  riguardava  affatto  qualcosa  di  misterioso,  d’indicibile,  di
                occulto;  ma  indicava  un  aspetto  della  vita  pubblica  riferito  a
                contesti religiosi “superiori” alle credenze comuni: che andavano
                al di là dei miti olimpici.
                   I Mysteria possono essere ripartiti in due categorie: la prima
                autoctona della Grecia, l’altra di matrice orientale.
                   In  questo  contesto  sussiste  una  diversità  sostanziale  tra  i
                mysteria  greci  e i  mysteria  orientali collegati  ai  miti  di  Attis e
                Cibele,  divinità  originarie  della  Frigia;  di  Iside  e  Osiride,
                originari dall’Egitto, e del persiano Mitra.
                   I “mysteria” greci si basavano, seppure con riferimenti divini
                a  Dioniso,  Demetra  e  Persefone,  su  una  lenta  maturazione
                interiore: la realizzazione del “nosci te ipse” scolpito sul frontone
                del tempio di Delfi.
                   Nei  “mysteria”  orientali  prevaleva  invece  la  promessa  della
                salvezza derivata da una divinità che muore e poi rinasce.
                   Da questi si distingueva l’Orfismo, centrato sul mito di Orfeo:
                l’unico a collegarsi a un fondatore storicamente documentato.
                   Peraltro  la  storia  di  Orfeo  che  scende  negli  Inferi  per
                recuperare  la  moglie  Euridice  è  l’unico  esempio  nella
                tradizione  culturale  dell’umanità  di  una  “resurrezione
                fallita”!
                   Analizziamo,  ora,  i  due  riti  misterici  più  importanti
                dell’antichità: gli eleusini e gli orfici.


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