Page 17 - I templari e il filo segreto di Hiram
P. 17

pagina n.16      420451_LAVORATO.pdf







                Inferi.  Poi,  quando  rinasce  alla  luce,  chi  trova?  Dioniso  e
                Demetra che gli offrono rispettivamente grappoli d’uva, vino, e
                spighe di grano, pane. Pane e vino! Come in un rito che ancora
                inconsapevolmente si perpetra.
                       Ma nei riti orfici, i più esoterici, si ricorda anche che chi
                è  veramente  morto  non  può  tornare  a  rivivere,  similmente  ad
                Euridice;  ma  può  confidare  in  un  rinnovamento,  come
                comunemente  avviene  in  natura,  ovunque  nell’Universo,  dal
                microcosmo al macrocosmo.
                       A questo punto la domanda è lecita: Hiram o Edipo?
                       Negli  antichi  rituali  si  entrava  nel  tempio  zoppicando,
                come Oedepus: Οìδίπους che significa “uomo dai piedi gonfi”!
                       Nei Greci, diversamente dagli Ebrei e dai Cristiani, che
                pretendono  uomini  perfetti  nelle  loro  caste  sacerdotali,  l’uomo
                colpito da disgrazia, da difetto fisico, è più vicino e gradito agli
                Dei, poiché più degli altri conosce la sofferenza. Ed Edipo  dai
                piedi gonfi fu il più sapiente tra gli uomini, non a caso risolse
                l’enigma  della  Sfinge,  ma  fu  anche  il  più  infelice,  dalla  storia
                tragica.
                       Nell’ultima  tragedia  di  Sofocle:  “Edipo  a  Colono”,
                databile  nel  406  a.C.,  quando  l’autore  era  ormai  novantenne,
                un’opera che di fatto chiude la grande stagione teatrale ateniese,
                Edipo viene descritto come un grande re carismatico, amante del
                suo popolo, in grado di abbellire Tebe con insigni monumenti;
                pertanto simile a sublime architetto. Un re che, senza colpe, ha
                perso tutto e, anzi, si è castigato al punto da accecarsi e di ridursi
                a mendicante: il più misero tra gli umani. Ma proprio alla fine
                dell’opera,  raggiunto  da  Teseo  re  di  Atene,  Edipo  viene
                accompagnato  in  un  bosco  sacro  dove  sparisce:  una  sparizione
                che  significa,  in  primis,  la  trasformazione  di  Edipo  in  un
                prescelto; palese allusione ai riti iniziatici. In tal modo lo stesso
                Sofocle,  vecchissimo,  giunto  al  termine  della  sua  vita  terrena,
                non soltanto esterna l’amore verso la sua terra, la polis Colono,
                esaltandone  le  bellezze;  ma  infonde  nel  coro  una  profonda
                riflessione sulla morte, dove affiora il senso misterico della vita.
                       La  presenza  dell’eroe  Teseo  non  è  casuale,  ma
                emblematica. Teseo, infatti, è l’eroe che è sceso negli Inferi e ne
                è riemerso grazie al casuale intervento di Eracle, mentre l’amico
                Pirotoo ne è rimasto per sempre imprigionato. Ma Teseo tornerà,
                come  attesta  Virgilio,  sulla  stessa  sedia  dove  Ade  lo  aveva
                imprigionato,  dove  ci  aveva  lasciato  la  pelle  del  fondoschiena


                                            16
   12   13   14   15   16   17   18   19   20   21   22