Page 15 - I templari e il filo segreto di Hiram
P. 15

pagina n.14      420451_LAVORATO.pdf







                       Ma  Culsu  e  Giano,  meno  arroganti  di  altri  e  per  nulla
                impostori, non dissero mai cosa attende l’umanità dietro a quella
                porta. Non licet! Non è lecito sapere…
                       Il  mito  di  Orfeo  è  emblematico  a  riguardo:  il  sublime
                cantore  scese  negli  Inferi  a  prendersi  l’amata  moglie  Euridice,
                morta prematuramente, e con la sua arte, la sua musica e poesia,
                incantò  tanto  Ade  quando  Persefone,  la  sposa  che  alloggia  per
                metà  dell’anno  negli  Inferi,  d’inverno,  e  sulla  terra, nella  bella
                stagione, presso la madre Demetra. Ma quando giunse sulla porta
                dell’oltretomba,  Orfeo  si  voltò  ed  Euridice  si  dissolse,  tornò
                indietro. Ancora una volta occorre domandarsi: perché?
                       Perché non licet!
                       La resurrezione non è lecita. Non è lecito sconfiggere la
                morte. Non è lecito alterare le leggi della natura!
                       Inflessibile  ed  ineludibile  è  Themis:  la  dea  delle  leggi
                naturali inalterabili; mentre per le leggi umani provvede Dyche,
                da non confondere con Tyche che getta i dadi, il caso.
                       Nessuna deroga!
                       Non è lecito sapere! L’arcano non può essere rivelato.
                       Anche  l’ateo  è  arrogante,  poiché  pretende  di  sapere
                quello che non sa.
                       Un’unica certezza: la nascita e la morte fanno parte del
                ciclo della vita e non ci sono deroghe, non ce ne possono essere!
                       E se c’è un Dio, un Dio serio, esclude tali deroghe…
                       Così cantava Omero: “Patroclo Meneziade lanciò l‟asta
                e colpì sul petto Sarpedonte, che cadde come una quercia o un
                pioppo o come pino alto che i falegnami sui monti tagliano con
                scuri affilate, per farne chiglia di nave. Così morì disteso davanti
                al  carro  dei  cavalli,  stringendo  tra  le  mani  la  polvere
                sanguigna!”.
                       E Sarpedonte era figlio di Zeus e Ladomia!
                       Quando  gli  Achei  iniziarono  ad  infierire  sul  suo  corpo
                senza vita, Zeus avrebbe voluto intervenire e ridestarlo a nuova
                vita;  ma  Ananke,  che  gli  aveva  reciso  il  filo  dell'esistenza,
                dissentì  e  lo  stesso  padre  di  tutti  gli  dei,  il  grande  signore
                dell’Olimpo, chinò il capo: non licet! Allora inviò il Sonno e la
                Morte,  che  portarono  l’eroe  nella  sua  patria,  la  Licia,  dove
                ricevette grandi onori funebri.
                       Neppure a Zeus era lecito violare le leggi di Themis!





                                            14
   10   11   12   13   14   15   16   17   18   19   20