Page 65 - La Massoneria Rivelata
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accettò la secessione e fece intervenire contro i ribelli il proprio
apparato militare. Esplose così la cosiddetta Guerra dos farrapos,
che all’inizio registrò significativi successi per i lealisti: Porto
Alegre fu conquistata e nel 1836 venne catturato e imprigionato
Bento Gonçalves.
Bisognava quindi accorrere in difesa della Repubblica, che
oltretutto era guidata da Fratelli. A Garibaldi balenò l’idea di
armare una nave per combattere una guerra di corsa. Del resto
si era già dedicato a questa attività predando, in nome di
Mazzini, legni asburgici e sabaudi. Al riguardo aveva difatti
scritto all’Apostolo: «Dimenticavo cosa di non poca importanza,
cioè se degno ne credete e che si possa inviarmi una o più lettere
di Marca, oppure una autorizzazione vostra, per correre sopra le
nemiche bandiere Sarda ed Austriaca; e non credete sia
chimerico questo progetto […] Lettere di Marca, per Dio, e
ordine al più pronto su ciò che dobbiam fare». Una richiesta
abbastanza pittoresca la sua, dato che era piuttosto difficile
considerare la Giovane Italia un Paese sovrano.
Il problema comunque non si pose per la mancata risposta di
Mazzini. Il 14 novembre 1836 arrivarono invece – firmate dal
generale João Manoel de Lima y Silva – le sospirate patenti del
Rio Grande con le quali si autorizzava a «incrociare liberamente
per tutti e qualunque mare e fiumi sui quali navighino navi da
guerra e mercantili del Governo del Brasile e dei suoi sudditi,
con podestà di appropriarsene e prendere con la forza delle sue
armi, essendo considerate buona preda, in quanto ordinata da
autorità legittima e competente». A questo punto il nostro
approntò una garopera da venti tonnellate, battezzata “Mazzini”,
che l’8 maggio 1837 lasciò Rio per “sfidare un impero”.
La prima vittima del corsaro Garibaldi fu la Marinbondo, una
lancia talmente malconcia che fu lasciata andare senza nulla
prendere, se non una pompa per l’acqua. Il secondo
arrembaggio fu più fortunato: si trattava della Luisa, una
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