Page 112 - La Massoneria Rivelata
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la crescente popolarità del Bund, che infiltrava i propri agenti
                all’interno  del  movimento  operaio  ebraico  distraendo  i  vertici

                dalle proprie rivendicazioni attraverso continue provocazioni e

                tentativi di scissione.
                    Le  operazioni  poliziesche  dell’Okhrana  seguivano  talvolta

                percorsi incomprensibili anche ai vertici politici della corte dello
                zar.

                    Nei  confronti  del  rivoluzionario  Lenin,  ad  esempio,
                l’Okhrana adottò trame assai complesse con il fine evidente di

                orientare la sua organizzazione a proprio vantaggio. L’agente di
                controllo affibbiato a Lenin era il dr. Jacob Zhitomirsky, nome

                di  battaglia  all’interno  del  movimento  bolscevico  Otsov,  ma
                conosciuto all’Okhrana come Andre o Daudet.

                    In sostanza, la polizia politica tollerò la presenza clandestina
                di Lenin – e le sue attività rivoluzionarie in Russia e in Finlandia

                dal  1906  al  1907  –  per  la  buona  ragione  che  l’ufficio  di  San
                Pietroburgo  dell’Okhrana  aveva  all’interno  del  movimento

                bolscevico,  oltre  a  Jacob  Zhitomirsky,  una  rete  di  informatori

                che, qualora fossero stati arrestati i membri della direzione del
                movimento, e lo stesso Lenin, avrebbe poi dovuto guadagnarsi

                la fiducia della nuova direzione con notevole spreco di mezzi e
                risorse,  ma  soprattutto  di  tempo  prezioso.  Inoltre,  la  polizia

                politica  traeva  dal  movimento  bolscevico  l’indubbio  vantaggio
                che  esso  rappresentava  in  quanto  fermento  di  divisione

                all’interno del partito socialdemocratico dei lavoratori di Russia,
                organizzazione  con  un  seguito  ben  più  ampio  del  piccolo

                gruppo bolscevico, che rappresentava invece una seria minaccia
                alle prerogative dell’aristocrazia russa.

                    In  generale,  il  principio  della  provocazione  adottato  da
                Rachkovski  consisteva  nel  far  crescere  i  piccoli  movimenti  in

                maniera che riuscissero ad aggregare il malcontento nei diversi
                ambienti in cui esercitavano la loro azione, per poi liquidarne

                tutti gli aderenti una volta che il movimento avesse raggiunto il

                massimo della propria capacità di attrattiva; oppure nel creare,


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