Page 46 - Maschere_Motta
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Brighella
uesta maschera, nasce relativamente più tardi
di quella di Arlecchino; il suo carattere poi, pur
Q Q avendo i due personaggi una comune natura, si
differenzia assai da quello. Come Arlecchino è il servo scioc-
co, così Brighella è il furbo o anche l’accorto domestico, ca-
pace di dominare con la sua astuzia fatta anche di sagacia,
le più assurde situazioni. Lo stesso nome che deriva da “bri-
ga” come quello, ad esempio, di Truffaldino da “truffa”, sta
a provarlo. E questa derivazione onomastica riesce meglio
accettabile dell’altra, difficilmente documentabile, che si ri-
ferisce al nome dell’attore Burchiella.
Il più antico documento della Maschera è il testamento
del Sivello (1601), che attribuisce tale soprannome ad un
villano bergamasco, ma la fama di Brighella è ampiamente
documentata in Francia a partire della metà del secolo XVII.
In questo stesso periodo si definisce anche l’abito, che sti-
lizza in maniera esemplare l’abbondante camiciotto a larghe
brache dello Zanni. Della ampia gabbana zannesca rimane
una livrea bianca, che copre fino a metà le cosce, tenuta alla
vita da una larga cintura di cuoio. Strisce orizzontali verdi
adornano sul petto e sulle maniche la giubba, rendendola
nel vivo contrasto delle tinte e nella decorazione, maggior-
mente vicine all’abito di un maggiordomo, di cui finisce con
l’essere una parodia.
Le brache, verdi e bianche anch’esse, a tubo, fanno un
pò tozza la figura nella parte inferiore, appesantendo leg-
germente i movimenti della Maschera, che non ha certo la
scattante elasticità e le movenze feline di Arlecchino, anzi
contrasta con esse per un suo più posato atteggiamento.
La maschera ghignante, il berrettaccio calato senza ele-
ganza sul capo, la voce arrochita, la recitazione a scatti
acuiscono l’ambigua polivalenza di Brighella, il cui caratte-
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