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L’età contemporanea
Giappone (deciso a occupare le basi tedesche in Estremo Orien-
te) alla Germania (23 agosto) e l’entrata in guerra dell’Impero
ottomano al fianco degli Imperi Centrali chiusero il primo mese
di guerra. La lotta si fece cruenta sul fronte occidentale. Invaso il
Belgio, infatti, i Tedeschi, comandati dal generale von Moltke, pre-
sero Liegi e quindi Bruxelles (20 agosto). Il 3 settembre Moltke
Controffensiva minacciò Parigi, ma i Francesi contrattaccarono e con la Battaglia
francese della Marna (6-12 settembre) respinsero il nemico sulla Somme.
sulla Marna Moltke allora fu sostituito da Falkenhayn. A questo punto la guer-
ra lampo poteva considerarsi fallita: iniziò una logorante guerra
La guerra di posizione su un fronte che dai Vosgi toccava il Mare del Nord
di posizione (780 km). A oriente, intanto, dopo l’invasione russa della Prussia
orientale, i Tedeschi (comandati da Hindenburg e Ludendorff)
Le pesanti sconfitte respinsero il nemico nelle battaglie di Tannenberg (27-30 ago-
russe sto) e dei Laghi Masuri (9-14 settembre). In Serbia, gli Austriaci
conquistarono Belgrado il 2 novembre, per perderla il 16 di-
cembre. Truppe anglo-francesi penetrarono nei possedimenti te-
deschi in Africa. Infine, al largo delle isole Falkland, Inglesi e Te-
deschi diedero vita alla prima battaglia navale della guerra (8 di-
cembre): i britannici ebbero la meglio.
L’Italia: dal neutralismo all’interventismo
L’Italia poté proclamare la neutralità interpretando alla lettera
la Triplice Alleanza, che era di fatto un patto difensivo. Del re-
sto, i rapporti con Vienna non erano affatto buoni sia per la que-
stione delle terre irredente (il Trentino, la Venezia Giulia, l’I-
stria e la Dalmazia in cui la maggioranza italiana reclamava l’an-
nessione alla madrepatria) sia per contrasti nei Balcani. Nel Pae-
se il dibattito sull’opportunità di un intervento fu subito molto
La nazione divisa vivace. All’inizio del conflitto i neutralisti sembravano la gran-
tra neutralità de maggioranza (liberali giolittiani, socialisti, cattolici e alcuni
e interventismo esponenti dell’industria che nella neutralità vedevano un mi-
gliore tornaconto politico ed economico). Un piccolo gruppo
di accesi interventisti (democratici di spirito mazziniano, sin-
dacalisti rivoluzionari, liberali antigiolittiani e nazionalisti di de-
stra), riuscì, però, a portare il Paese in guerra con l’appoggio
della Corona. Passo decisivo in questa direzione fu la firma di
L’accordo segreto un accordo segreto (Patto di Londra, 26 aprile 1915) che pre-
di Londra vedeva l’ingresso dell’Italia in guerra al fianco dell’Intesa con la
promessa di ottenere, finite le ostilità, il Trentino, il Tirolo Ci-
salpino (abitato da una maggioranza tedesca), Trieste, Gorizia,
l’Istria fino al Quarnaro esclusa Fiume, la Dalmazia, Valona e il
protettorato sull’Albania, le isole del Dodecaneso, il bacino car-
bonifero di Adalia e altri compensi coloniali. In breve fu orga-
nizzata una campagna senza precedenti in favore della guerra:
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