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convogliarono il malcontento antiunitario in una sorta di guer-
ra civile. Comunque, quando nel 1876 la Destra cedette il pas-
Le basi poste so alla Sinistra, essa aveva posto le basi per il successivo svi-
dalla Destra luppo nazionale. Le ferrovie avevano ormai unito tutto il Pae-
se (8100 km), il bilancio era risanato, il Regno dotato di un
unico sistema amministrativo, doganale, legislativo e finan-
ziario.
L’annessione del Veneto e di Roma
Perché il processo di unificazione potesse dirsi concluso, oc-
correva annettere al Regno il Veneto e lo Stato Pontificio. Que-
La questione st’ultimo progetto, però, era osteggiato, oltre che dell’Austria,
romana anche da Napoleone III che, per riconquistare il consenso dei
cattolici francesi dopo la parziale dissoluzione dello Stato Pon-
tificio nel 1859, aveva assunto il ruolo di tutore della Chiesa.
Cercando di mediare tra le minacce francesi e le iniziative pa-
triottiche del Partito d’Azione e di Garibaldi, i diversi gover-
ni succedutisi in quegli anni raggiunsero lo scopo sfruttando
le circostanze favorevoli che si presentarono loro. Un serio
tentativo di completare l’unificazione fu attuato durante il pri-
mo ministero di Urbano Rattazzi (marzo-dicembre 1862). Egli
sembrò appoggiare un’iniziativa di Garibaldi e del Partito d’A-
zione che andavano reclutando volontari per intraprendere
una guerra in Veneto. Dalla Francia, Napoleone III fece subi-
to pressione presso il governo italiano. Di fronte a questa pre-
sa di posizione, Rattazzi ordinò all’esercito di disperdere le
truppe garibaldine a Sarnico (15 maggio ’62). Deciso allora a
puntare su Roma, Garibaldi si recò in Sicilia da dove intende-
va promuovere una spedizione militare. Nuovi appelli france-
si costrinsero il governo a inviare l’esercito regolare contro
Garibaldi. I due schieramenti si incontrarono il 29 agosto sul-
L’Aspromonte l’Aspromonte: si contarono 12 vittime mentre Garibaldi, fe-
rito, fu imprigionato; amnistiato, poco dopo poté rientrare a
Caprera. In segno di buona volontà, e per rassicurare Napo-
leone III, il 15 settembre 1864 (gabinetto Marco Minghetti,
marzo ’63-settembre ’64), l’Italia sottoscrisse con la Francia la
Convenzione di settembre in cui si impegnava a difendere lo
Stato Pontificio da ogni attacco esterno. All’Italia fu poi chie-
Firenze capitale sto di spostare la capitale in un’altra città (Firenze) a garan-
zia della rinuncia a Roma. La notizia provocò disordini a Tori-
no il 21-22 settembre (30 morti e più di 100 feriti).
Nella primavera del 1866, Bismarck, che puntava all’unifica-
zione tedesca (v. cap. 7), propose all’Italia (gabinetto Alfonso
Lamarmora, settembre ’64-giugno ’66) un’alleanza anti-au-
striaca. Questa volta Napoleone III non si oppose, perché ve-
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