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Il Medioevo
zione “della nazione germanica”. Con Ottone I e i suoi succes-
sori la Chiesa divenne sempre più uno strumento del potere
La Chiesa imperiale, perdendo prestigio morale. Alla morte di papa Gio-
è strumento vanni XV, il sedicenne imperatore Ottone III fece eleggere pa-
del potere imperiale pa il cugino Brunone di Carinzia (primo papa tedesco), che as-
sunse il nome di Gregorio V; alla morte di questi fece elegge-
re Gerberto di Aurillac (che diventò Silvestro II), arcivescovo
di Reims, una delle più spiccate personalità culturali di quel
Il programma tempo. Il programma politico di Ottone III prevedeva la crea-
politico di Ottone III zione di un Impero, nel mondo occidentale, che avesse come
guide l’imperatore e, lealmente cooperante, il papa. La nobiltà
feudale italiana, mal tollerando la politica imperiale, si ribellò
cacciando da Roma l’imperatore, la cui morte (1002) pose fine
anche al suo programma.
La riforma ecclesiastica
Un effetto del sistema politico instaurato dagli Ottoni fu la for-
La Chiesa privata mazione di una “Chiesa privata” e la sua feudalizzazione. Per
iniziativa dei vescovi o dei ricchi proprietari furono costruite
nuove chiese o cappelle a cui veniva assegnata una proprietà
terriera e la cui direzione spirituale era affidata a persone scel-
te dal proprietario. Lo stesso avvenne anche per i monasteri e
fu proprio da lì che maturò l’esigenza di una riforma. Due era-
I mali della Chiesa no i mali della Chiesa: la simonia, ossia l’acquisto di cariche ec-
e la riforma clesiastiche, e il concubinato, cioè la violazione del celibato
cluniacense ecclesiastico. Il monastero di Cluny in Borgogna (fondato da
Guglielmo di Aquitania nel 910) diede il primo impulso alle
riforme, con l’intento di riportare la Chiesa alle origini evan-
geliche. La regola benedettina fu applicata nella sua integrità,
la preghiera divenne il centro della vita comunitaria, più im-
portante dell’attività lavorativa. I monaci cluniacensi fondaro-
no molti monasteri in Occidente costituendo una congrega-
zione dipendente direttamente dall’autorità pontificia. A que-
sta riforma corrispose, nel 1046, un intervento dell’imperato-
re nella vita ecclesiastica. Nel 1045 le grandi famiglie aristocra-
tiche avevano eletto ben tre papi: Benedetto IX, Silvestro III e
L’intervento Gregorio VI. In un Concilio tenuto a Pavia l’imperatore Enrico
di Enrico III in ambito III (della casa di Franconia, succeduta a quella di Sassonia nel
ecclesiastico 1024 con Corrado II il Salico) condannò la simonia; in seguito
depose tutti i papi in competizione e impose l’elezione (die-
tro suggerimento dell’abate di Cluny) di Clemente II. Il nuo-
vo papa incoronò Enrico imperatore e gli conferì il titolo di “pa-
trizio dei Romani” con cui riprese il diritto (detto principatus
in electione papae) di designare per primo il candidato alla ca-
rica pontificia. Una grande opera riformatrice fu attuata, in ac-
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