Page 70 - Storia della Russia
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Moscovia: questa dovette concludere una pace separata nel 1700, segno del suo ruolo
subordinato nelle questioni europee.
Nel XVII secolo la Moscovia si ritrovò in guerra per quarantadue anni. I nuovi governi,
di conseguenza, lavorarono alacremente per migliorare le forze armate, partecipando
all’innovazione internazionale di quella che è stata definita l’«area comune euro-
ottomana» di interazione militare, di cui la Moscovia entrò a far parte. Mentre era sempre
più impegnata contro i nemici occidentali (Polonia e Svezia), Mosca continuava a
combattere contro la Crimea e gli ottomani nella steppa, dove le tecniche e le necessità di
guerra erano notevolmente differenti da quelle in Europa centrale. Se applicate altrove,
quelle stesse tecniche potevano trasformarsi in innovazioni: Eugenio di Savoia, per
esempio, ottenne grandi vittorie applicando i metodi orientali ai teatri di guerra
occidentali. Eppure, per la Guerra di Smolensk sui suoi confini occidentali, il governo
moscovita creò nuovi «reggimenti di formazione straniera»: una fanteria di contadini
moschettieri e dragoni con armi pesanti, organizzati seguendo modelli europei e guidati da
mercenari stranieri. Questi nuovi reggimenti, che all’inizio venivano formati e sciolti in
base alla necessità del momento, divennero in seguito elementi costanti dell’esercito
moscovita e sempre più spesso sostituirono l’obsoleta cavalleria di leva. Nelle fallite
campagne di Crimea degli anni Ottanta del Seicento, di un esercito formato da circa
113.000 unità la nuova fanteria ne costituiva il 44%, la nuova cavalleria il 23% e la
vecchia cavalleria della classe media dei servitori solo il 7%. Anche in altri campi vi
furono notevoli cambiamenti. Nel 1632 un ingegnere olandese costruì a Tula la prima
fabbrica di munizioni specializzata; inoltre, furono tradotti manuali militari occidentali. Il
sistema di comando fu modificato: le regole di priorità, spesso sospese durante le
campagne militari per ottenere maggiore efficienza, nel 1682, sotto Fëdor, furono
definitivamente abolite per il «bene comune» (era la prima volta che si adottava questa
espressione in una legge moscovita). La libertà di nomina rafforzò il potere della corona e
aumentò (con alcune fluttuazioni) anche il numero di truppe utilizzate, 100.000 nel 1650 e
200.000 negli anni Ottanta; infatti, erano state introdotte coscrizioni obbligatorie. Al
contempo Mosca manteneva ingenti forze di cavalleria irregolare, reclutate tra i cosacchi e
tra i popoli delle steppe del sudest. Queste modifiche preannunciarono le riforme e i
successi militari di Pietro I.
Ai progressi in campo militare corrisposero miglioramenti dell’amministrazione
centrale. La rete delle cancellerie (prikazy) continuò a crescere, andando a formare, a
inizio Settecento, il tipico apparato amministrativo, ben concepito, proprio di uno stato
della prima età moderna, grazie al quale Michail e i suoi successori ebbero una sempre
maggiore capacità di governo e controllo sulla società moscovita. La funzione di base di
questo sistema era la riscossione dei tributi a scopo militare: tra il 1631 e il 1681 le forze
armate erano cresciute di due volte e mezzo, e il loro costo si era triplicato. Tra le circa
sessanta cancellerie del XVI secolo alcune erano organizzate su base geografica; la
maggior parte era definita in base alle funzioni. Il pomestnyj prikaz, per esempio, si
occupava delle terre concesse ai servitori, quello degli ambasciatori trattava gli affari
esteri, mentre quello del tesoro amministrava le finanze statali. Erano organizzati da
prikazy anche gli affari personali del patriarca e dello zar: per quest’ultimo il governo creò
nel 1654 la Cancelleria segreta, che operava anche come unità di controllo e polizia. Il
Consiglio dei boiari, potendo contare su un maggiore supporto amministrativo, divenne