Page 67 - Storia della Russia
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radicale di quella dei «torbidi».
La nuova dinastia si ritrovò a controllare una società estremamente stratificata. La
popolazione complessiva di allora è stimata intorno ai 6,5 milioni nel 1550, 7 milioni nel
1600, la medesima cifra intorno al 1650 (vennero recuperate le perdite dell’«epoca dei
torbidi»), 9,6 milioni nel 1680 (era inclusa la regione ucraina sulla riva sinistra del Dnepr)
e 12,7 milioni all’epoca del censimento fiscale del 1719. Una caratteristica dell’inizio
dell’età moderna in Russia è proprio questa crescita esponenziale della popolazione, che
prese avvio nel XVI secolo e proseguì fino al XX, superando di molto i tassi di crescita
degli altri paesi europei. La popolazione si può sommariamente dividere in militari e
contribuenti. In cima alla società stavano le grandi famiglie che formavano la corte, vale a
dire la ricca élite e la fascia più alta dei militari, i cui membri potevano essere eletti nei
«ranghi della Duma» (ed entrare quindi nel Consiglio dei boiari); insieme a loro c’era la
nobiltà minore con cariche statali leggermente più basse, i cosiddetti «ranghi di Mosca».
Nel 1630 erano in totale 2642 (facevano parte dei quattro ranghi della Duma in 29 nel
1613, in 57 nel 1650 e in 153 nel 1690). Queste famiglie possedevano terreni di votčina,
erano iscritte nei «registri delle priorità di servizio», secondo il sistema del mestničestvo, e
praticavano l’usanza sempre più diffusa di tenere segregate le loro donne (i membri
femminili dell’élite occupavano appartamenti separati, i terem). Dopo l’élite veniva la
«classe media dei servitori», composta principalmente dalla piccola nobiltà locale: i suoi
rappresentanti prestavano servizio nella cavalleria, erano tra i maggiori beneficiari del
sistema di pomest’e e il gruppo più numeroso di proprietari di servi della gleba. Alla metà
del XVII secolo la classe media ammontava a 20.000-25.000 famiglie, per un totale di
70.000-80.000 persone, e possedevano in media 5 o 6 famiglie di contadini. Nel corso del
secolo la loro presenza nell’esercito diminuì e molti andarono a ingrossare le file dei
funzionari delle amministrazioni di provincia. Si trovavano soprattutto al centro, a ovest e
a sud: le zone tradizionalmente concesse come pomest’e erano quelle dove la terra era
disponibile e fertile, e dove la presenza militare era utile o necessaria. I funzionari
amministrativi e l’esiguo numero dei gosti, i ricchi mercanti che commerciavano su larga
scala, possedevano anche loro terreni e servi. L’alto clero (i cosiddetti «neri», monaci e
sacerdoti che componevano la gerarchia ecclesiastica) e i monasteri (nel 1700 circa 25.000
persone appartenevano a ordini monastici) potevano vantare diritti su quei contadini
insediatisi sulle terre della Chiesa, sebbene la loro autorità non fosse così assoluta. Più in
basso c’era la classe dei militari minori, uno strato molto vario dal punto di vista sociale,
formatosi con l’espansione e la differenziazione dei ranghi inferiori dell’esercito
moscovita. Non potevano ricevere concessioni di pomest’e o possedere servi della gleba,
erano «a contratto» nell’esercito e venivano pagati in contanti. Per lo più cittadini
contribuenti, quando non erano in servizio vivevano di agricoltura, artigianato o piccoli
commerci. Negli anni Ottanta del Seicento questo gruppo formava ormai la maggior parte
delle forze armate moscovite.
I cittadini permanenti registrati (vale a dire i membri della comunità urbana, il posad)
avevano un certo margine di autogoverno, erano tenuti a pagare tasse e servizi locali al
sovrano, ma dal 1649 non poterono abbandonare la comunità cui appartenevano. Intorno
al 1680 la popolazione urbana registrata ammontava a circa il 3% del totale ed era
composta per lo più da artigiani e piccoli commercianti, che spesso svolgevano anche
lavori agricoli; le città della Moscovia non erano infatti nettamente separate dall’ambiente