Page 265 - Storia della Russia
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1995  non  mostrò  la  capacità  di  formare  un  governo  alternativo.  Tanto  meno  ne  erano
        capaci  gli  altri  partiti  minori,  mancando  di  una  salda  struttura  organizzativa  e  non
        rappresentando interessi sociali reali. Nonostante la scarsa salute di El’cin dopo il 1995, le
        voci  di  corruzione  che  circondavano  la  sua  famiglia,  la  sua  perdita  di  popolarità  e  i
        contrasti con la Duma, la posizione del presidente rimase relativamente stabile.

           Nel 1994, forte del potere acquisito, El’cin invase la Cecenia. In alcune repubbliche,
        Georgia, Azerbajdžan, Armenia, Moldova, Tadžikistan, il crollo dell’Unione Sovietica era
        stato accompagnato da scontri armati, anche di grande intensità. Il territorio della Russia,
        invece, era rimasto pacifico e integro, non toccato da simili conflitti; ma la Repubblica
        Caucasica  della  Cecenia,  che  faceva  parte  della  RSFSR,  aveva  proclamato  la  sua
        indipendenza nel 1991, guidata dal Džokar Dudaev, un ambiguo leader nazionalista, ed era
        riuscita a mantenere la sua posizione di fronte alla minaccia di Mosca. El’cin, che aveva
        sciolto  i  legami  che  tenevano  unita  l’Urss,  non  poteva  però  tollerare  secessioni  dalla

        Russia:  dopo  il  fallimento  dei  negoziati  e  delle  operazioni  clandestine,  e  sfidando
        l’opposizione  del  suo  governo,  il  presidente  inviò  l’esercito.  Le  deboli  forze  russe
        conquistarono  Groznyj,  capitale  della  Cecenia,  operando  con  grande  brutalità,  ma  non
        riuscirono a piegare i separatisti. Questo uso estremo e ingiustificato della forza era in
        netto  ed  evidente  contrasto  con  gli  ideali  democratici  professati  da  El’cin.  Inoltre,  non
        ebbe  successo.  Per  puntellare  la  propria  posizione  nella  campagna  elettorale  del  1996,
        El’cin giunse a un accordo e concluse una tregua, che permise a entrambe le parti di non
        perdere la faccia.
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