Page 267 - Storia della Russia
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autorevolezza e prestigio che nel 1998 culminarono nell’anniversario dei mille anni dalla
        conversione di Vladimir. L’abolizione del Consiglio sovietico per gli affari religiosi, nel
        1991, aprì la strada alla libertà di fede e di culto; tutti i maggiori leader politici hanno
        cercato l’appoggio della Chiesa. (Il vuoto ideologico lasciato dalla fine del comunismo
        incoraggiò  la  fede  in  credenze  e  filosofie  strane  e  bizzarre.)  Nonostante  la  sua
        collaborazione con il regime sovietico, la Chiesa ortodossa è divenuta per la nuova società
        una delle istituzioni russe più fidate. Eppure, a causa del suo desiderio di supremazia sulle
        altre religioni (soprattutto sulle ricche chiese straniere), non ha saputo liberarsi della sua
        tradizionale  dipendenza  dal  potere  statale.  Ci  sono  stati  conflitti  con  la  Chiesa  greca
        ortodossa: nuove norme statali hanno creato difficoltà ad altre confessioni cristiane ed è

        noto anche un caso in cui sono stati bruciati libri di teologi occidentali e ortodossi liberali.
           Dopo  il  1991,  la  nuova  configurazione  territoriale  ha  messo  in  crisi  molte  identità
        tradizionali. Un gran numero di russi, vivendo in territori dell’ex Unione Sovietica, si sono

        ritrovati  fuori  dalla  Federazione  Russa,  nel  cosiddetto  «vicino  estero»;  l’Ucraina,  ad
        esempio, è ancora considerata da molti russi parte della loro comunità e la sua secessione
        ha sconvolto il loro senso di integrità nazionale. D’altra parte, la Federazione Russa nella
        sua forma postsovietica rimane multietnica, comprendendo circa duecento nazionalità; nel
        nuovo ordinamento, la struttura federale e la storia delle relazioni tra le etnie potrebbe dare
        adito  a  conflitti  e  controversie.  Finora  si  è  generalmente  cercato  un  modo  civile  per
        ricostruire  l’identità  nazionale  (uguali  diritti  per  tutti  senza  distinzione  di  etnia),  ma  il
        dissenso si è fatto sentire nella persistente popolarità del partito comunista e nell’ascesa
        del nazionalismo di destra, a volte antisemita.

           I problemi di identità sono spesso legati allo stile di governo ufficiale. La presidenza di
        El’cin fu caratterizzata da continue baruffe su questioni di legge e sicurezza: tra le altre
        questioni,  la  definizione  postsovietica  dei  diritti  di  proprietà,  soprattutto  riguardo  alla
        terra, sollevò un’enorme controversia che impedì a El’cin di promulgare una legge agraria
        valida  per  tutta  la  Federazione.  Una  conseguenza  della  sua  vittoria  sul  Parlamento  fu
        l’estensione delle prerogative presidenziali, che permisero il ritorno al sano principio della
        gosudarstvennost’,  la  supremazia  del  potere  statale.  Tuttavia,  nonostante  i  suoi  difetti

        personali, El’cin sembrò impegnarsi sinceramente per la democrazia. Nella scelta del suo
        successore, invece, agì in modo piuttosto tradizionale.
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