Page 223 - Storia della Russia
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usando le proprie risorse attraverso nuovi piani quinquennali. La ricostruzione industriale
avanzò rapidamente, raggiungendo i livelli prebellici prima della fine del decennio;
tuttavia, la situazione politica rappresentò un ostacolo allo sviluppo di quella
modernizzazione tecnica che si ebbe, invece, nella Germania e nel Giappone postbellici.
L’industria fu ricreata essenzialmente con tutte le imperfezioni degli anni Trenta,
soprattutto perché la forza lavoro del dopoguerra era impreparata e scarsa. L’agricoltura,
cui mancarono gli investimenti, con kolchoz in difficoltà, sottopagati e a corto di
personale, si riprese in tempi molto più lunghi; nel 1946 in Ucraina e in Moldavia
tornarono le carestie. La situazione degli alloggi, già difficile negli anni Trenta, era
peggiorata a causa delle distruzioni della guerra. Per le masse gli standard abitativi
rimasero bassissimi. Le città rase al suolo furono rapidamente ricostruite, ma quasi
ovunque le case, come i generi alimentari e di consumo, restarono di scarsa qualità e in
numero insufficiente: l’industria pesante continuava ad avere la priorità sulla produzione
di questi beni.
La repressione ideologica, ammorbiditasi durante la guerra, si irrigidì nuovamente. Il
ritorno ai valori nazionali russi degli anni Trenta e la propaganda del suo passato eroico
voluta da Stalin in tempo di guerra furono ora accompagnati dalla celebrazione del ruolo
svolto dal partito nella grande vittoria: lo sciovinismo nazionalista, che rafforzava lo status
quo interno, divenne la linea ideologica ufficiale. Stalin ricominciò a prendere di mira gli
intellettuali. Come già spiegato in precedenza, il commissario alla Cultura e capo del
partito di Leningrado, Andrej Ždanov, perseguitò scrittori e musicisti, denunciando il loro
lavoro, che definì «formalista», decadente e non abbastanza in linea con l’ideologia del
partito. E se Stalin, da una parte, assegnò tutte le risorse possibili alla ricerca nucleare,
dall’altra patrocinò Lysenko, liquidò la cibernetica occidentale e le idee di Einstein come
illusioni «idealiste» e propugnò una sua teoria linguistica per sostenere il ruolo
internazionale del russo. In generale, i «lavoratori della cultura» sotto accusa non subivano
violenze fisiche, ma in taluni casi rifece la sua comparsa il terrore omicida. Alti
comandanti dell’esercito furono giustiziati sulla base di accuse inventate, ma i più
importanti, tra cui Žukov, vennero solamente degradati. Alla morte di Ždanov nel 1948
(da imputare probabilmente a problemi cardiaci e di alcolismo), il cosiddetto «affare di
Leningrado», orchestrato contro i suoi protetti da Malenkov, portò all’esecuzione, tra gli
altri, di Nikolaj Voznesenskij, capo del Gosplan ed eroe del grande risultato economico dei
tempi bellici. Dopo la nascita di Israele nel 1948, molti ebrei importanti furono accusati di
essere «cosmopoliti senza radici» o agenti della CIA. Solomon Michoel’s, direttore del
Teatro ebraico (yiddish) di stato e presidente del Comitato ebraico antifascista, molto
attivo ed efficiente in tempo di guerra, fu assassinato (ma poi gli vennero concessi i
funerali di stato). Il suo teatro e il Comitato furono chiusi; altri ebrei vennero accusati di
cospirazione e giustiziati. Nel 1953 fu scoperto un presunto «complotto dei medici»:
importanti medici ebrei erano accusati di avere ucciso Ždanov e progettato la morte di altri
politici di rilievo. Stalin stava probabilmente programmando nuove grandi purghe, che
non avrebbero risparmiato i più alti membri della dirigenza; ma la nuova ondata di terrore
fu fermata dalla sua morte improvvisa agli inizi del marzo 1953.