Page 219 - Storia della Russia
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combattendo una campagna breve e fortunata, che portò alla resa definitiva del nemico.
Il prezzo della vittoria sovietica nella Grande guerra patriottica fu immenso, in termini
sia di vite umane sia di danni materiali. La mobilitazione coinvolse 34,5 milioni di
persone; il numero complessivo di caduti (militari e civili) da parte sovietica è stato a
lungo dibattuto: le stime attualmente più condivise si aggirano tra i 25 e i 27 milioni. Lo
scontro tra nazisti e sovietici fu il centro della Seconda guerra mondiale e oscurò per cifre,
morti e barbarie l’esperienza alleata sugli altri fronti (le vittime tedesche furono tra 5 e 7
milioni, quelle inglesi 390.000 e quelle americane 300.000). Pur riconoscendo
l’importanza dell’apporto dato da inglesi e americani, è chiaro che il nazismo fu sconfitto
dall’Unione Sovietica. Fu una lotta armata tra due ideologie, paragonabile in passato solo
all’epoca della Guerra dei trent’anni, e per questo particolarmente brutale, «un
combattimento all’ultimo sangue tra due sistemi e visioni del mondo». Si affrontarono due
grandi macchine del terrore e per la maggior parte le loro vittime, almeno in proporzione,
non furono di nazionalità tedesca o russa. Maltrattando le popolazioni esteuropee che
aveva conquistato, Hitler commise un errore strategico. In alcune zone i tedeschi furono
accolti come liberatori e trovarono molte persone disposte a collaborare con loro per
paura, odio verso il comunismo, o nella speranza di un rinnovamento nazionale: in tutto
circa un milione di soldati «sovietici» combatterono dalla parte dei tedeschi. L’attività
partigiana fu spesso ostile a entrambe le parti, e dopo il 1945 in Europa orientale si
diffusero azioni di guerriglia per resistere alla dominazione sovietica (negli stati baltici,
nuovamente occupati, le bande dei «Fratelli della foresta» lottarono nelle campagne contro
gli occupanti sovietici fino al 1956; l’ultimo guerrigliero estone di cui abbiamo notizia si
uccise al momento della cattura, nel 1978). Ma nelle ultime fasi della guerra i grandi
movimenti partigiani antitedeschi e filosovietici, spinti soprattutto dalla brutalità nazista,
diedero un importante contributo alle operazioni dell’Urss. I tedeschi ricorsero
ampiamente al lavoro schiavistico: 7 milioni di persone furono trasferite dai territori
occupati in Germania. Entrambe le parti sfruttarono i prigionieri di guerra in modo simile.
A sconfiggere Hitler, come altri invasori prima di lui, furono anche il clima e le
dimensioni dell’Unione Sovietica, che allungarono pericolosamente le sue linee di
rifornimento, mentre le truppe sovietiche, ritirandosi, si avvicinavano alle loro. Il sistema
economico centralizzato sovietico e la sua amministrazione dittatoriale resero possibile
un’accurata mobilitazione di uomini e materiali, l’organizzazione del colossale
trasferimento dell’industria nelle retrovie anche quando la guerra stava iniziando, la
distribuzione delle risorse e lo sviluppo della produzione nel corso delle ostilità.
L’apparato di partito ebbe senza dubbio un ruolo importante nella mobilitazione: per una
volta si ritrovò unito alle masse nello sforzo bellico. La popolazione sovietica combatté
soprattutto per la sopravvivenza della patria e della nazione, e lo fece con immenso
coraggio, enormi sacrifici e un’incredibile tempra. Per molti la guerra segnò la liberazione
dal terrore delle autorità: nonostante e in virtù delle terribili circostanze, fu nuovamente
possibile parlare e agire da esseri umani. Boris Pasternak scrisse che la guerra «fu
un’epoca di vitalità e in questo senso una rinascita libera e gioiosa del sentimento di
comunità con gli altri». Nel momento di crisi, il governo ricorse con forza ancor maggiore
all’immagine degli storici eroi della resistenza nazionale russa e all’appoggio della Chiesa,
cui nel 1943 venne concesso di nuovo un patriarca. Scrittori prima censurati e messi a
tacere furono reclutati per lo sforzo bellico: gli scritti e le trasmissioni radiofoniche di