Page 194 - Storia della Russia
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cavalluccio  contadino».  Una  posizione  intermedia,  quella  di  Stalin,  proponeva  «il
        socialismo  in  un  solo  paese»:  dato  il  clima  ostile  a  livello  internazionale,  si  dovevano
        applicare politiche radicali per rafforzare il soviet in patria. In quegli anni di manovre,
        Stalin si alleò prima con un gruppo, poi con un altro, mantenendo sempre un basso profilo,
        mentre  rinsaldava  il  suo  potere  all’interno  del  partito.  Si  presentò  come  il  depositario
        dell’eredità  di  Lenin  e  delle  regole  del  partito.  Nel  1927  aveva  ormai  imposto  la  sua
        supremazia.  Trockij  e  i  suoi  seguaci,  insieme  a  molti  altri  leader,  furono  espulsi;  a
        dicembre il XV Congresso condannò tutte «le deviazioni dalla linea generale del partito»
        così come la interpretava Stalin, e approvò una politica di forte sviluppo industriale, un
        primo abbozzo dei futuri piani quinquennali. Bucharin e i suoi alleati Aleksej Rykov e

        Michail  Tomskij  continuarono  a  sostenere  la  NEP,  ma  nel  novembre  del  1929  avevano
        ormai  perso  le  loro  posizioni  nel  partito  e  arrivarono  a  ritrattare  pubblicamente  le  loro
        idee. Le lodi che la stampa tributò a Stalin il giorno del suo compleanno, il 21 dicembre
        1929,  segnarono  l’inizio  del  «culto  della  personalità»,  sebbene  agli  esordi  il  futuro
        dittatore fosse tutt’altro che onnipotente. Trockij fu espulso dall’Unione Sovietica e morì
        in Messico nel 1940, ucciso a colpi di piccone da un agente stalinista.
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