Page 190 - Storia della Russia
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La nep
Nel 1920 erano emerse tra i bolscevichi le prime perplessità sulla prodrazvërstka, ma il
partito nel suo complesso, incluso Lenin, non era favorevole a un cambiamento. Furono le
dimensioni assunte dalla resistenza contadina a far cambiare idea gradualmente a Lenin,
portandolo a proporre il prodnalog, una tassa sul grano meno consistente rispetto alle
quote della prodrazvërstka, oltre il quale i contadini avevano il diritto di vendere le loro
scorte. Ma la resistenza contadina era ormai il sintomo di una più vasta opposizione
popolare: la delusione e il risentimento delle masse stavano per raggiungere il limite.
L’evento più grave accadde alla base navale dell’isola di Kronštat, al largo di Pietrogrado,
nel 1917 una roccaforte bolscevica. Il 28 febbraio del 1921 scoppiò un ammutinamento
anticomunista che coinvolse 14.000 fra marinai e operai: fu una «rivelazione improvvisa»
per il governo, messo ormai di fronte al vero stato delle cose. Trockij ordinò una risposta
militare concertata: il 7 marzo le forze filogovernative attaccarono attraversando il
ghiaccio. Il giorno dopo l’inizio dell’attacco, si apriva a Mosca il X Congresso del partito.
Lenin, dall’alto della sua autorità, non si limitò a proporre il prodnalog, ma diede un
nuovo corso alla politica economica: il Congresso riconobbe con riluttanza che il ripristino
di alcune forme dell’odiata economia «capitalista» era l’unico mezzo per risolvere la
situazione e permettere al paese di riprendersi dagli anni di guerra. Si trattava di una
momentanea inversione di marcia, anche se non se ne dichiarava la durata. La Nuova
Politica Economica (NEP) doveva fondarsi sull’«alleanza» tra operai e contadini
«lavoratori» (non kulaki). Per ristabilire l’ordine nelle province e rafforzare il controllo
politico, fu accompagnata da dure misure repressive: gli altri partiti furono
definitivamente proibiti (i processi ai leader SR si tennero poco dopo) e all’unico rimasto
fu imposta una rigorosa disciplina interna, con la messa al bando di ogni tipo di «fazione».
La NEP segnò un cambiamento radicale. La decisione di permettere ai contadini di
commerciare in prodotti alimentari apriva inevitabilmente la strada ad ampi scambi
economici privati tra città e campagna: i contadini non potevano dirigere da soli
operazioni commerciali su larga scala; nel 1924 il prodnalog fu commutato in pagamento
monetario. La stessa logica fu applicata ad altri settori, in cui lo stato mantenne il pieno
controllo soltanto sui «vertici direttivi dell’economia» (le banche, la grande industria e il
commercio estero), permettendo l’iniziativa privata ai livelli più bassi. La
nazionalizzazione della piccola industria venne presto revocata formalmente. Ora si
potevano fondare laboratori artigianali e piccole imprese con meno di venti dipendenti.
Nel 1922 entrò in vigore un Codice agrario della RSFSR, il cui esempio fu rapidamente
seguito dalle repubbliche, che dichiarava tutta la terra proprietà dello stato, vietava la
vendita dei terreni (pratica che rimase comunque in uso) e permetteva ai contadini di
scegliere le tecniche di coltivazione. La nuova struttura economica e la cessazione delle
attività militari produssero una graduale ripresa. Nel novembre del 1921 il razionamento
fu abolito. Inizialmente reintrodurre di colpo relazioni commerciali provocò il caos e
un’inflazione selvaggia, ma dal 1923 l’economia riprese lentamente a migliorare; dal 1924
la moneta si stabilizzò e il bilancio nazionale raggiunse un certo equilibrio. La
disgregazione sociale causata dalla rivoluzione e dalla guerra civile fu inasprita da una
diffusa disoccupazione. L’agricoltura, inoltre, riprendendosi più rapidamente
dell’industria, provocò notevoli problemi al commercio interno. Ma a metà degli anni
Venti, la produzione e i salari industriali erano tornati ai livelli del 1913, e nel 1928 la