Page 188 - Storia della Russia
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sempre  più  diretto.  Nel  nuovo  ordine,  chiamato  più  tardi  «comunismo  di  guerra»,  fu
        proibito  il  commercio  privato  (la  «speculazione  capitalistica»).  Il  VCIK  curò  la
        centralizzazione e la nazionalizzazione dell’industria, per poi subordinare il potere operaio
        all’autorità  dirigenziale  e  a  una  rigida  disciplina.  Il  denaro,  ormai  senza  valore,  fu
        gradualmente eliminato: gli scambi, in natura, tra le comuni dei produttori e quelle dei
        consumatori  erano  regolati  da  transazioni  contabili.  Persino  piccole  officine  e  mulini
        divennero proprietà dello stato. Simili faccende, come l’economia nel suo complesso, non
        potevano  essere  gestite  in  modo  competente  dalla  nuova  burocrazia  di  commissari  in
        giacca  di  pelle.  La  logica  conseguenza  di  questa  evoluzione  fu  la  militarizzazione  del
        lavoro: con l’avvicinarsi della vittoria dei rossi nel 1920, Trockij propose la formazione di

        «truppe di lavoro», formate dai coscritti congedati.
           La  guerra  civile,  il  terrore  bolscevico  e  il  collasso  economico  distrussero
        definitivamente il vecchio ordine e le ultime tracce di coesione sociale. La sopravvivenza

        divenne  il  primo  obiettivo:  la  gente  abbandonò  le  città  per  andare  in  cerca  di  cibo  nei
        villaggi  e  le  campagne  si  riempirono  di  cittadini,  disertori  e  soldati  smobilitati.  Per
        bisogno di combustibile a Pietrogrado tutti gli edifici e i maciapiedi di legno erano stati
        smontati. Nel 1919 il valore ufficiale dell’industria era diminuito del 66% rispetto al 1918.
        Entro il 1921 il commercio internazionale era crollato, la produzione industriale nel suo
        complesso era scesa a un terzo rispetto al 1913, quella del carbone persino di più.
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