Page 183 - Storia della Russia
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Armata  rossa  di  Trockij  furono  reintrodotte  la  gerarchia  militare,  la  coscrizione
        obbligatoria  e  la  pena  di  morte;  provocando  l’indignazione  dei  rivoluzionari  più
        intransigenti,  Trockij  reclutò  circa  30.000  ex  ufficiali  dell’esercito  zarista,  scelti  da
        commissari  politici:  furono  i  primi  di  tanti  «specialisti  borghesi»  ingaggiati  dai
        bolscevichi, che diedero un contributo essenziale alla loro vittoria. Anche gli operai delle
        industrie  di  munizioni  dovettero  sottostare  alla  stessa  disciplina  militare.  La  classe
        contadina  doveva  fornire  le  reclute,  e  con  un  nuovo,  brutale  sistema  di  requisizioni
        vennero  confiscati  viveri  e  altri  beni  per  le  necessità  belliche.  I  rossi  dovettero  la  loro
        sopravvivenza a una serie di fattori diversi. Grazie a un’efficacissima propaganda fecero
        appello alla difesa delle acquisizioni rivoluzionarie di base, minacciate dai bianchi. Stando

        al centro della parte europea dell’impero, avevano il controllo della maggior parte delle
        industrie  rimaste  e  difendevano  un  territorio  compatto,  che  costituiva  anche  un’ottima
        base  di  partenza  per  operazioni  offensive.  Trockij,  che  attraversava  il  paese  con  il  suo
        treno blindato, si dimostrò un capo e un organizzatore militare geniale e implacabile. I
        rossi, soprattutto per mezzo della terribile Čeka, furono spietati anche nel combattere la
        resistenza  interna.  Ma  i  rossi  sconfissero  i  bianchi  soprattutto  perché  la  popolazione  li
        considerava  il  male  minore.  Solo  quando  il  pericolo  bianco  venne  meno,  salì  a  galla
        l’insoddisfazione  popolare,  e  divennero  un  problema  la  minaccia  contadina  dei  verdi  e
        l’opposizione operaia.

           Mentre  al  centro  i  rossi  respingevano  l’invasione  bianca  e  tedesca,  i  finlandesi
        affrontavano  una  loro  guerra  civile.  Sebbene  i  marxisti  rossi  fossero  di  gran  lunga  il
        maggior partito politico della Finlandia, i bianchi contavano su una grande popolarità e
        disponevano  di  una  migliore  organizzazione  e  dirigenza  militare,  soprattutto  grazie  al
        generale  zarista  C.  Mannerheim.  Con  l’appoggio  tedesco,  mentre  l’intervento  di  una
        Mosca assediata tardava a venire, sconfissero i rossi. Nell’ottobre del 1920 un trattato di

        pace confermò l’indipendenza finlandese a opera dei bianchi. Nelle province baltiche si
        giunse a uno scenario simile. I bolscevichi del Baltico, soprattutto la brigata dei fucilieri
        lettoni, ebbero un ruolo di primo piano in Russia, ma non riuscirono a imporsi in patria.
        Alla fine del 1918, quando i tedeschi, sconfitti, si ritirarono, Lettonia, Estonia e Lituania
        erano governate dai rossi, ma i loro regimi non ressero: negli anni Venti la RSFSR firmò
        trattati di pace con i tre nuovi stati «borghesi» indipendenti. La popolazione rumena della
        Bessarabia  si  fuse  con  la  vicina  Romania.  Oltre  agli  ucraini,  anche  altre  minoranze
        nazionali riuscirono ad affermare temporaneamente la loro autodeterminazione. Il Caucaso
        meridionale,  dove  erano  forti  i  partiti  antibolschevichi,  fu  tagliato  fuori  dal  centro
        sovietico  per  opera  dei  bianchi;  in  Georgia,  Armenia  e  Azerbajdžan  (la  «comune»  del
        soviet di Baku era stata rovesciata) si formarono governi indipendenti. Ma nel Caucaso
        l’avanzata dei rossi contro i bianchi stanziati a sud proseguì con successo e nel 1921 i tre
        stati furono annessi di nuovo alla Russia. Le «campagne ferroviarie» nella vasta e desolata
        Asia centrale subirono un’evoluzione simile. Taškent divenne il centro di una repubblica
        sovietica e resisté finché la sconfitta di Kolčak in Siberia non spianò la strada alla vittoria
        dei rossi sulle forze antibolsceviche locali, alla rivolta filobolscevica a Chiva e a Buchara,

        e  in  generale  al  consolidamento  del  potere  rosso  in  tutta  la  regione.  L’appoggio  degli
        operai russi e degli autoctoni russificati delle principali città fu un fattore determinante per
        il successo dei bolscevichi nei territori di confine.

           La Polonia rappresentò un caso a sé. Sia il governo provvisorio, sia i soviet riconobbero
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