Page 127 - Storia della Russia
P. 127
1830) di Karamzin, ma il più famoso restò il «Sovremennik» (Il contemporaneo), fondato
da Puškin nel 1836, che nonostante le difficoltà iniziali, rimase un punto di riferimento
fino alla sua chiusura nel 1866. Qui fecero il loro esordio Ivan Turgenev e Lev Tolstoj.
Mentre alcuni importanti poeti continuavano a scrivere, negli anni Trenta e Quaranta
all’«età d’oro» della poesia seguì quella che i critici di fine Ottocento definirono l’età di
Gogol’ e del realismo, quello fantastico delle sue Anime morte e dei Racconti di
Pietroburgo, quello romantico di Un eroe del nostro tempo di Lermontov, quello narrativo
delle innocenti e appassionanti descrizioni di vita familiare in campagna nella Cronaca di
famiglia (1856) e negli Anni d’infanzia (1858) di Sergej Aksakov. All’inizio Gogol’
sembrò ai suoi contemporanei un critico della realtà sociale che, ritraendo le
contraddizioni della società, offriva «riso attraverso le lacrime». Ma Le anime morte
rimasero incompiute e Brani scelti dalla corrispondenza con gli amici (1847) ne
rivelarono, all’opposto, lo spirito religioso e le idee conservatrici favorevoli all’autocrazia.
Quest’opera fu accolta da un generale rifiuto e attaccata fortemente da Vissarion Belinskij,
amico dell’autore, ma soprattutto il maggiore critico letterario del tempo. Belinskij, un
raznočinec di grande influenza, propugnava la coscienza civica e il primato delle istanze
sociali.
Gli anni Quaranta e Cinquanta segnano l’inizio dell’epoca gloriosa del romanzo russo.
Stralci dalle Memorie di un cacciatore di Turgenev apparvero sul «Sovremennik» nel
1847, mentre l’opera completa fu pubblicata in volume nel 1852. Tra il 1856 e il 1862
Turgenev compose i suoi romanzi più importanti, ammirati per il loro stile e per la loro
acuta e sottile descrizione dei cambiamenti della società. L’impegno sociale della prima
opera di Fëdor Dostoevskij, Povera gente (1846), fu salutato con entusiasmo da Belinskij.
Ma Dostoevskij avrebbe trovato la sua voce unica e caratteristica solo più tardi, in seguito
all’arresto e all’esilio in Siberia (1848-1859). Durante la prigionia maturò una profonda
crisi religiosa che lo portò a identificarsi con la vita spirituale e la sofferenza della gente
comune. Giunse anche a una lucida consapevolezza del male insito nella natura umana, e
al suo ritorno a San Pietroburgo divenne un sostenitore della Chiesa e dello status quo.
Infanzia, la prima opera di Tolstoj, considerato da molti il più importante romanziere
russo, apparve sul «Sovremennik» nel 1852. Tolstoj combatté nella Guerra di Crimea,
esperienza da cui nacquero i suoi Racconti di Sebastopoli, pubblicati sul «Sovremennik»
ancora in pieno conflitto; lo scrittore trascorse anche qualche tempo nel Caucaso.
Seguirono altre opere autobiografiche, ma i romanzi maggiori furono scritti più tardi nei
decenni successivi all’emancipazione. Intanto l’importante ruolo lasciato vacante alla
morte di Belinskij nel 1848 fu svolto da una generazione di giovani raznočincy di
convinzioni radicali riunita attorno al «Sovremennik»: i cosiddetti «uomini degli anni
Sessanta» (i liberali «anni Sessanta», in cui la censura fu in qualche modo ridotta,
durarono dal 1855 al 1865). Le due figure principali, Nikolaj Dobroljubov e Nikolaj
Černyševskij, usarono la letteratura come testo da sottoporre a un commento di ispirazione
radicale, sviluppando un linguaggio «esopico» per esprimere concetti politici e aggirare la
censura. Černyševskij, figlio di un prete, fu giornalista, economista, romanziere, filosofo e
critico, e contribuì attivamente al dibattito sull’emancipazione.