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Unità 25
Nascita ed espansione
dell’Islam
che, rimasto orfano, fu allevato dal nonno, che √ L’arcangelo Gabriele
ricopriva, alla Mecca, l’importante carica di guar- [da una miniatura persiana
diano della sorgente principale (era lui che sovrintendeva alla di- del XVI secolo]
stribuzione dell’acqua alle carovane). Sappiamo che all’età di 25 Secondo la tradizione
islamica gli angeli, e tra
anni sposò una ricca vedova di nome Khadigia, e che questo ma- questi Gabriele (Gibril,
in arabo), sono stati
trimonio mise la sua esistenza al riparo da qualsiasi preoccupa- creati dall’aria, dall’acqua e dal
zione economica. Pur continuando a occuparsi di affari, Mao- fuoco: non mangiano, non
metto ebbe quindi modo di dedicarsi alla meditazione e alla bevono e sono immortali.
religione. Si trattò di un’esperienza segnata dal richiamo al-
l’unità fondamentale del Divino e dalla relazione diretta con
Dio. Secondo la tradizione, la svolta avvenne nel 610, quan-
do, una notte, gli apparve l’arcangelo Gabriele, che rivelò
di essere inviato da Allah e gli ordinò di pregare e recitare
(qur’a¯n, da cui deriva Corano, la «recitazione») la parola
divina. Incoraggiato da Khadigia e dai familiari, tre anni
dopo Maometto decise di intraprendere la predicazione.
Il contenuto originario di questa predicazione era semplice
e suggestivo: Maometto invitava ad adorare Allah come uni-
co dio e a fare «atto di sottomissione» (Islam) alla sua autorità.
Egli annunciava inoltre il giudizio finale in cui gli uomini sareb-
bero stati giudicati per le loro azioni; predicava la generosità e l’aiuto ai poveri; condan-
nava alcune pratiche diffuse nella società tribale, come il matrimonio tra consanguinei e
l’infanticidio delle figlie femmine.
Reazioni Il messaggio incontrò subito il favore dei ceti meno abbienti e degli schiavi,
ma affascinò anche alcuni membri delle famiglie più influenti della Mecca. Esso suscitò
tuttavia la forte opposizione dei capi locali. Questi ultimi temevano infatti che l’appello
al monoteismo frenasse – con gravissimi danni economici – l’afflusso dei pellegrini, ri-
chiamati alla Mecca da innumerevoli santuari e da svariate divinità.
La comunità dei «sottomessi» (muslim, da cui musulmano) ad Allah dovette quindi su-
bire una dura persecuzione. Una prima migrazione di donne e bambini prese la direzio-
ne dell’Etiopia cristiana, e la circostanza conferma l’esistenza di un legame tra la nuova
religione e il cristianesimo; legame che è evidente, peraltro, in quei versetti del Corano che
esaltano la figura della Vergine e ammettono il concepimento di Gesù da parte dello Spi-
rito Santo, attribuendogli in tal modo una posizione di rilievo nella stirpe dei profeti che
avevano preceduto Maometto.
La comunità musulmana crebbe malgrado le persecuzioni. Nel 622, per sottrarsi a una
nuova minaccia, più grave delle precedenti, Maometto e i suoi seguaci decisero di emi-
grare e si rifugiarono nella città di Yathrib, un nodo molto importante lungo la via caro-
vaniera che collegava la Mecca con la Siria e con l’Egitto. Questa emigrazione (o ègira)
fondò la nuova era musulmana, che comincia precisamente nel giorno corrispondente al
nostro 16 luglio 622 (primo giorno del calendario musulmano). La fuga dalla Mecca fa-
vorì lo spirito di coesione dei seguaci di Allah e incentivò al tempo stesso la diffusione del
messaggio.
La comunità di Medina e il giudaismo Dopo l’ègira, Yathrib fu dichiarata la «città del
profeta» (Madinat an-nabi, da cui Medina), e la casa di Maometto, riconosciuto ormai co-
me unico intermediario tra i fedeli e Allah, divenne un luogo di preghiera e di raccolta
degli esuli. A Medina si precisò e si definì il rapporto tra l’Islam e il giudaismo. In una
prima fase il modello giudaico fu particolarmente forte. Maometto adottò per esempio i
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