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L’impero tardoantico
donne comprese), ma la sua nomina doveva essere
convalidata da altri vescovi, che ne garantivano l’ade-
guatezza morale e la fedeltà all’autentica tradizione
cristiana. La carica era vitalizia.
Oltre a essere la massima autorità religiosa della sua co-
munità, il vescovo svolgeva importanti compiti finan-
ziari: era lui a pagare lo stipendio ai chierici e a dispen-
sare la carità, assegnando sussidi alle vedove, agli orfa-
ni, ai poveri. Le risorse economiche delle Chiese prove-
nivano in massima parte dalle offerte spontanee dei fe-
deli (versamenti in denaro, primizie dei raccolti, dona-
zioni, eredità, ecc.).
La successione apostolica L’autorità dei vescovi si
fondava sulla cosiddetta «successione apostolica».
Ogni apostolo aveva personalmente nominato, a capo
di ciascuna delle comunità cristiane, un vescovo. A
questi primi vescovi erano succeduti altri vescovi, che
π San Pietro e san Paolo, IV sec. d.C. raccoglievano e perpetuavano l’eredità spirituale degli
[Museo Archeologico, Aquileia]
apostoli.
Il culto associato a san Pietro (a sinistra) e san Paolo (a destra), considerati i
padri fondatori della Chiesa, è molto antico: san Pietro veniva celebrato in Tutti i vescovi, in teoria, erano uguali e autonomi, tut-
qualità di «principe degli apostoli», cui Cristo stesso aveva affidato il compito di tavia molti riconoscevano al vescovo di Roma una po-
organizzare e condurre le comunità di credenti; san Paolo quale instancabile
propagatore della fede e protagonista della grande apertura del cristianesimo al sizione di maggiore prestigio poiché egli era il vesco-
mondo extra-giudaico. vo della capitale dell’impero e poiché la Chiesa roma-
na era l’unica a potersi vantare di essere stata fondata
dagli apostoli Pietro e Paolo. Importante era soprattutto il riferimento a san Pietro, con-
siderato il principe degli apostoli, la «pietra» su cui Cristo aveva fondato la sua Chiesa.
Al primato di Pietro rispetto agli altri apostoli corrispondeva dunque il primato del ve-
scovo di Roma, suo diretto successore, tra gli altri vescovi. Questa posizione eminente del
GUIDAALLOSTUDIO vescovo di Roma, attestata già nel II sec. d.C., preparò le basi della successiva suprema-
1. Su che cosa si fondava l’autorità
dei primi vescovi? zia del pontefice romano: per il momento, tuttavia, il vescovo della capitale non era an-
2. Quale vescovo aveva maggiore cora il «papa», vale a dire il capo indiscusso del cristianesimo. Egli aveva maggiore pre-
prestigio in seno alla Chiesa?
stigio ma non maggiore potere rispetto agli altri vescovi.
9. Pagani e Cristiani
Un’etica rigorosa La morale cristiana si basava sull’ascesi e sulla mortificazione. Ai fe-
deli si richiedeva di praticare la preghiera, il digiuno (in giorni determinati della settima-
na), la castità, la carità, di reprimere i piaceri e l’ansia di guadagno, di santificare il ma-
trimonio e la vita familiare, di astenersi da qualsiasi contatto contaminante con la religio-
ne e con le usanze pagane.
Non sorprende dunque che la nuova religione sia apparsa ben presto ai pagani come un cor-
po estraneo: la mentalità dei pagani, per i quali era spontaneo e giusto venerare molti dèi,
non riusciva a comprendere l’intransigenza monoteistica dei Cristiani. I Cristiani, inoltre,
rifiutavano spesso di assumere quelle cariche e quelle funzioni pubbliche che comportava-
no la celebrazione di riti pagani. In questo modo essi si ponevano contemporaneamente ai
margini o al di fuori della città antica, delle sue istituzioni, della sua cultura, dei suoi com-
portamenti. I Cristiani condannavano quelle manifestazioni fondamentali della cultura an-
tica che si svolgevano nel circo e in tutti gli altri luoghi di spettacolo: i combattimenti dei gla-
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