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Unità 19
La nascita del cristianesimo
1. Le religioni orientali nell’impero romano
Nuovo scenario religioso Nei primi due secoli dell’impero romano si verificò un even-
to destinato a cambiare la storia dell’umanità: la nascita e la diffusione della religione cri-
stiana. Ma, prima di diventare, nel IV sec. d.C., il più importante fenomeno religioso del-
l’impero, il cristianesimo fu solo un aspetto di un più vasto processo di diffusione di culti culto
orientali in Occidente. I più importanti furono quello di Cibele, proveniente dall’Asia Mi- È l’insieme dei riti propri di una
nore; quello di Iside e Serapide, proveniente dall’Egitto; quello di Mitra, sviluppatosi nel religione. Il culto può manifestarsi
in atti esterni, oppure corrispondere
mondo romano da un adattamento della religione persiana. a uno stato d’animo di venerazione e
Questo processo fu reso possibile dal carattere «aperto» della religione romana che, sin da devozione.
tempi antichissimi, aveva accolto nel suo pantheon divinità italiche, greche e poi, via via,
provenienti da tutte le aree dell’impero. Un contributo decisivo fu dato anche, nel I e nel II
sec. d.C., dal moltiplicarsi dei contatti fra tutte le province dell’impero, per un insieme di
ragioni: l’estensione del sistema delle comunicazioni stradali, la sicurezza delle rotte medi-
terranee, l’accresciuto volume degli scambi commerciali, la mobilità di migliaia di soldati e
di ufficiali dell’esercito che prestavano servizio in zone diverse da quelle di origine.
Ma i principali fattori di successo dei culti orientali furono soprattutto la trasformazione
del clima religioso all’interno dell’impero e l’inadeguatezza della religione ufficiale ro-
mana a soddisfare le ansie spirituali nella loro espressione più intima e individuale.
Esigenze individuali La religione ufficiale, infatti, era da tempo cristallizzata in un for-
malismo rituale regolato nei minimi particolari, in cui le preghiere tendevano a diventa-
re formule e il rapporto con la divinità assumeva l’aspetto di un contratto: si presuppo-
neva, per esempio, che alla «prestazione» di un sacrificio dovesse corrispondere mecca-
nicamente il favore della divinità. Inoltre, poco spazio era lasciato alla dimensione indi-
viduale dell’esperienza religiosa: la religione romana ufficiale aveva carattere eminente-
® Banchetto di Mitra e del Sole, II-III sec. d.C.
[da Fiano Romano, Museo del Louvre, Parigi]
Il culto del dio Mitra, divinità della luce di origini persiane, si diffuse in Occidente nella
seconda metà del I secolo d.C. La sua diffusione avvenne soprattutto in ambiente
militare, tanto che Mitra è identificato con il dio dei soldati e della fraternità virile.
Secondo la più antica versione del mito, Mitra, alle origini del mondo, sgozza il Toro,
simbolo della vita, per sottrarlo allo Spirito del Male; dal sangue del Toro nasce la vita
e, alla fine del mondo, questo sacrificio darà l’immortalità ai fedeli del dio, il quale,
dopo l’atto sacrificale, sale al cielo per unirsi al Sole. I fedeli si riunivano per
consumare insieme il pane e il vino e per sacrificare animali, ripetendo così il rito del
sacrificio.
√ Processione del culto isiaco, II sec. d.C.
[Musei Vaticani, Roma]
Iside, dea egizia, era venerata come simbolo di sposa e di madre,
guida dei defunti e protettrice dei naviganti. Il suo culto si diffuse in
particolar modo in epoca ellenistica e in epoca romana in tutto il
bacino del Mediterraneo. Spesso assimilata a divinità femminili
locali, Iside assunse attributi molteplici; il suo culto, prima
ostacolato, poi ammesso a Roma da Caligola, dilagò in tutto
l’impero, dove le furono dedicati numerosi templi.
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