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Le rivolte DOSSIER
in Italia
el II e nel I secolo a.C. alcune rivolte si verificarono in Italia e in Sicilia (pur essendo una pro- Quali insurrezioni
Nvincia, la Sicilia era considerata, per la sua vicinanza, quasi una parte dell’Italia). Furono av- scoppiarono nei
venimenti gravi, che scossero fortemente l’opinione pubblica romana: era infatti dai tempi della Se-
territori romani
conda guerra punica che nella penisola non si verificavano episodi del genere.
Queste rivolte furono di due tipi.Ci furono anzitutto le «guerre servili»,chiamate così perché ne furo- nell’ultimo secolo
no protagoniste grandi masse di schiavi.La prima rivolta scoppiò in Sicilia tra il 139 e il 132 a.C.Lo sto- di vita della
rico Diodoro Siculo individua le cause della sommossa nel crudele trattamento inflitto dai padroni agli repubblica?
schiavi che coltivavano le loro terre [®DOC1].Ancora più grave fu la rivolta guidata nel 73 a.C.da un
gladiatore di origine tracica,Spartaco.Le forze ribelli riuscirono addirittura a sconfiggere le legioni in Queste insurrezioni
alcune battaglie campali, ma non potevano competere con l’organizzazione e con la potenza dell’e-
avevano legami tra
sercito romano.Anche se a fatica,l’ordine fu ripristinato e i ribelli furono giustiziati [®DOC2]. loro?
Di tutt’altro genere fu la terribile «guerra sociale», scoppiata nel 90 a.C. Questa volta il fronte dei ri-
voltosi non era costituito da bande di schiavi, ma da intere comunità italiche, composte da individui
di condizione libera che in molti casi avevano già militato nell’esercito romano in qualità di alleati
[®DOC3]. I ribelli ricorsero all’uso della forza perché erano andati falliti tutti i tentativi (a comin-
ciare da quello di Gaio Gracco) di trovare una soluzione politica al problema della cittadinanza ro-
mana, dalla quale gli Italici erano ingiustamente esclusi. Sconfitti sul piano militare, gli Italici, tutta-
via, ottennero rapidamente la parificazione politica.
Anatomia di una rivolta
Lo storico Diodoro Siculo ha lasciato un prezioso resoconto della rivolta schiavile che devastò la
Sicilia dal 139 al 132 a.C. I numerosi particolari da lui riferiti ci consentono di analizzare i mec-
canismi della rivolta, le responsabilità, le motivazioni e i comportamenti dei padroni e degli schia-
vi. Diodoro attribuisce anzitutto la responsabilità della rivolta alla crudeltà dei padroni.
DOC1
Diodoro Siculo, La rivolta degli schiavi in Sicilia, a c. di L. Per le necessità dell’agricoltura, ciascuno sario, e che dal bisogno stesso di sostenta-
Canfora, Palermo 1983, pp. 12 sgg. dei grandi latifondisti acquistava interi er- mento erano indotti alle imprese più teme-
gastoli di schiavi. Ne tenevano alcuni in rarie, l’illegalità si diffuse in un baleno. Da
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Crescevano i maltrattamenti nei confronti catene, altri li sfiancavano coi lavori pesan- principio aggredivano e uccidevano le per-
degli schiavi, e l’abisso tra schiavi e padroni. ti, tutti li segnavano con i marchi a fuoco, sone più in vista, sorprendendole isolate.
Così, quando se ne offrì l’occasione, l’odio offesa alla dignità umana. [...] Si concentrò Poi, riunitisi in bande, cominciarono ad as-
accumulato esplose. [...] Quanto più il po- così in Sicilia una massa di schiavi straboc- salire di notte le ville più indifese: devasta-
tere di chi comanda diventa crudele e chevole, al punto che, a sentire le cifre, si vano, saccheggiavano, ammazzavano chi
illegale tanto più i modi dei sottomessi, restava increduli. faceva resistenza.
portati alla disperazione, s’inferociscono.
Chiunque si trovi in basso nella scala socia- La rivolta partì dagli schiavi più pericolosi, i La vendetta degli schiavi non era sempre in-
le sarà disposto a cedere le cose belle e la fa- pastori: armati e abituati a procurarsi di che discriminata. Essi si ricordavano di chi li ave-
ma, ma se viene privato anche di un dovero- vivere con furti e saccheggi, essi diventarono va maltrattati e di chi li aveva trattati umana-
so trattamento umano, allora entra in guer- presto una minaccia incontenibile. mente: punivano i primi, risparmiavano i se-
ra contro chi lo opprime selvaggiamente. Gli schiavisti italici avevano ormai assuefat- condi. Si ricordava come esemplare dell’uno e
Allora, dunque, senza un ordine da parte di to i loro pastori ad una tale criminalità, da dell’altro atteggiamento il trattamento riser-
qualcuno, decine e decine di migliaia di non preoccuparsi più del loro sostentamen- vato alla famiglia di un tal Damofilo.
schiavi si univano per sterminare i padroni. C’era un certo Damofilo, nativo di Enna,
to: lasciavano che si dessero al brigantaggio. ricchissimo, di carattere arrogante. Costui,
Alle condizioni di lavoro estremamente du- Concessa, in tal modo, licenza di crimine a avendo enormi possedimenti e moltissime
re si aggiungevano trattamenti umilianti: gli uomini che per forza fisica erano in grado di
schiavi venivano marchiati a fuoco, come gli realizzare quello che volevano, che per tali
animali. azioni disponevano di tutto il tempo neces- 1. [®15.2].
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