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Modulo 5
L’impero romano
1. L’ascesa di Gaio Mario
La guerra giugurtina Dopo la morte dei Gracchi, emerse in Africa un grave problema
di politica estera. Il regno di Numidia, tradizionale alleato dei Romani in funzione anti-
cartaginese, era caduto nelle mani di Giugurta, un usurpatore che conduceva una politica
ostile alla presenza degli affaristi e dei commercianti romani. Durante le operazioni mili-
tari contro la città di Cirta, dove si era rifugiato il suo rivale al trono, Giugurta fece ucci-
dere i Romani e gli Italici che svolgevano in quel luogo le loro attività (112 a.C.). Il sena-
to si mostrò restio a intraprendere un’azione militare in grande stile per punire questa
gravissima offesa recata al popolo romano: l’Italia settentrionale era minacciata dai mo-
vimenti di due aggressive tribù germaniche, i Cimbri e i Tèutoni, e le vicende del regno di
Numidia apparivano quindi di secondaria importanza. Diversamente la pensavano i cava-
lieri, secondo i quali questo atteggiamento rinunciatario comprometteva le loro iniziative
economiche non solo in Africa ma anche, in prospettiva, nel resto del Mediterraneo.
I cavalieri riuscirono a mobilitare l’opinione popolare, e il senato fu infine costretto a ce-
dere. Ma le operazioni contro Giugurta furono condotte fiaccamente e provocarono
gravi umiliazioni alle legioni romane. L’indignazione popolare, sollecitata dai cava-
lieri, raggiunse toni estremamente accesi per l’infittirsi di voci inquietanti sulla cor-
ruzione di membri del senato a opera di Giugurta. Così, nel 107 a.C., il popolo eles-
se console Gaio Mario e gli affidò il comando della guerra giugurtina. Gaio Mario
era quello che si diceva un homo novus, un «uomo nuovo», vale a dire un plebeo asce-
so alla massima carica della repubblica senza essere nobile. Energico, coraggioso, fiero,
Gaio Mario suscitò per molti anni l’entusiasmo del popolo.
Arruolamento dei nullatenenti Prima di partire per l’Africa, Mario procedette all’arruo-
π Busto di Gaio Mario
lamento delle sue legioni secondo nuovi criteri. Da tempo l’impoverimento dei piccoli pro-
Nato in una famiglia municipale di
rango equestre, relativamente ricca, prietari terrieri rendeva sempre più difficile la conservazione dell’antico principio secondo
ma del tutto estranea ai circoli
senatoriali di Roma, Gaio Mario riuscì il quale potevano essere reclutati soltanto i cittadini che avevano un minimo di reddito. Ma-
a entrare in politica grazie alla rio risolse il problema in modo drastico: chiamò alle armi unicamente i volontari, senza nes-
protezione della potente famiglia dei
Metelli. Nel 108 a.C. sposò la zia di suna considerazione per il reddito. Risposero al suo appello soprattutto i cittadini iscritti
Cesare, Giulia, imparentandosi nelle ultime classi dell’ordinamento censitario e i nullatenenti: tutti individui che non ve-
in questo modo con una delle devano nessun’altra via per uscire dalla miseria e che speravano di migliorare le loro condi-
famiglie romane più illustri e potenti,
la gens Iulia. zioni con i bottini di guerra e con l’assegnazione di terre al termine della campagna militare.
Nasceva così un nuovo tipo di soldato, che non combatteva per adempiere al suo dovere
di cittadino, ma per sottrarsi alla miseria. Questo soldato sapeva bene che il suo avveni-
re dipendeva dalla capacità e dal successo del suo generale: egli era dunque più legato al-
la causa del singolo comandante che a quella della repubblica romana.
Le vittorie di Mario La campagna di Mario in Numidia si protrasse dal 107 al 105 a.C.
e si concluse con una completa vittoria. Giugurta fu catturato a tradimento e condotto a
Roma: sfilò in catene nel trionfo di Mario per essere ucciso subito dopo in carcere, come
un criminale comune.
Intanto la minaccia dei Cimbri e dei Teutoni si addensava sull’Italia. Dopo aver compiuto
incursioni in Gallia e in Spagna, essi infersero ai Romani una terribile sconfitta lungo il Ro-
dano nei pressi di Arausio, l’odierna Orange (105 a.C.). In tutta l’Italia si diffuse il panico:
sembrò a molti che quei popoli venuti dal nord potessero ripetere le imprese dei Galli che
nel 390 avevano preso e incendiato la città. Mario apparve come l’uomo della provvidenza:
rieletto console per ben cinque volte di seguito, dal 104 al 100 a.C., malgrado la legge vie-
tasse l’iterazione della suprema carica, egli ottenne due strepitosi successi sconfiggendo nel
102 a.C. i Teutoni ad Aquae Sextiae (l’odierna Aix-en-Provence, nella Francia meridiona-
le) e nel 101 i Cimbri ai Campi Raudii (una località situata nei pressi di Vercelli).
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