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Modulo 3
Il mondo greco
del filosofo [® La filosofia, p. 232]. Socrate tra-
® Busto di Socrate, IV sec. a.C.
[Museo del Louvre, Parigi] smetteva liberamente il suo insegnamento a gio-
vani che lo seguivano con grande entusiasmo.
La sua vera professione, egli diceva, era la
maieutica, vale a dire la tecnica di far nasce-
re i bambini, il mestiere delle levatrici: come
queste ultime facevano partorire i corpi, co-
sì egli faceva partorire le menti, rivelando
verità semplici e ignote. Il suo metodo con-
sisteva nella domanda apparentemente inge-
nua che faceva emergere le contraddizioni de-
gli interlocutori e li obbligava a riconoscere la
verità. I contenuti del suo insegnamento si ba-
savano sulla valorizzazione dell’individuo co-
me essere capace di trovare da solo la legge
morale cui ispirare la propria condotta, indi-
pendentemente dalle tradizioni e dai valori
religiosi trasmessi dagli antichi. Socrate non
invitava certo i giovani a disobbedire alle
leggi e il suo non era un messaggio dirom-
pente: egli stesso aveva dato prova di essere
un buon cittadino combattendo valorosa-
mente nell’esercito ateniese. I suoi insegnamenti erano altamente morali: la ricerca del be-
ne, il rifiuto dell’ingiustizia, la condanna delle ricchezze e dell’avidità. Egli però rivendi-
cava la priorità dei doveri verso la propria anima rispetto a quelli verso la collettività; inol-
tre non partecipava alla vita politica ateniese. In un’Atene provata dalla sconfitta e timo-
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rosa del futuro, questo insegnamento apparve sovversivo, un vero e proprio attacco alla
1. Quali erano i limiti del sistema
delle poleis? stabilità degli ordinamenti e ai più intoccabili valori morali. Alcuni cittadini portarono
2. I sofisti si occupavano di politica?
3. Sottolinea sul testo Socrate in giudizio accusandolo di essere un corruttore dei giovani e un ribelle. Condan-
un’espressione che sintetizzi il nato a morte, il filosofo respinse un’occasione di fuga procuratagli dagli amici e affrontò
pensiero di Socrate.
serenamente il suo destino.
2. Il declino di Sparta e l’egemonia di Tebe
Inadeguatezza spartana La situazione dei vincitori della guerra del Peloponneso non
era certo migliore. Sparta era palesemente incapace di ricoprire con autorevolezza il ruo-
lo di città-guida del mondo greco. I suoi ordinamenti politici erano rimasti immobili:
ottimi per il dominio di un territorio ristretto, non erano in grado di sostenere le ambi-
zioni di una grande potenza. Inoltre, il numero ristretto dei cittadini e l’opacità del di-
battito politico non erano adeguati alla gestione di relazioni internazionali complesse e
difficili.
Per giunta, la società spartana andava rapidamente perdendo quelle caratteristiche di au-
sterità e di rigore sulle quali si era tradizionalmente fondata la compattezza e la solida-
rietà dei cittadini: i bottini di guerra e i tributi versati dalle poleis sottomesse fecero af-
fluire nella città ricchezze notevoli, che propagarono il lusso e la corruzione. In seno al
gruppo teoricamente omogeneo dei cittadini di pieno diritto – gli spartiati – si crearono
forti squilibri, ingiustizie, rivalità. La società spartana si sfaldava.
Di fronte alla crescente irrequietezza di alcune importanti poleis – da Tebe ad Argo, a Co-
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