Page 146 - Profili di Storia
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                                                                                       La Grecia delle poleis



                         Gli dèi e l’oltretomba Il pantheon dei Greci era molto affollato, ma gli dèi principali  pantheon
                        erano dodici, ognuno caratterizzato da una prerogativa dominante: Zeus, re degli dèi e  Il termine indica sia l’edificio sacro
                                                                                                            dedicato al culto di tutti gli dèi, sia
                        garante dell’ordine del mondo; Era, sua sposa; Poseidone, signore del mare; Atena, dea  l’insieme di tutte le divinità.
                        della sapienza e protettrice delle attività artigianali; Apollo, dio solare che tutelava la mu-
                        sica e la poesia; Afrodite, dea dell’amore; Ares, signore delle battaglie; Artemide, dea dei
                        boschi, della caccia e protettrice delle fanciulle; Demètra, signora delle messi e dei rac-
                        colti; Diòniso, dio del vino; Efesto, signore della tecnica; Ermes, dio messaggero, garan-
                        te delle comunicazioni tra gli uomini.
                        Adorare questi dèi, rispettarli, temerli e amarli non apriva le porte di nessun paradiso. Tut-
                        te le anime dei defunti erano raccolte in un oltretomba, l’Ade, immaginato come un mon-
                        do triste e tenebroso. Punizioni e ricompense venivano sì dispensate dalle divinità, ma in
                        questo mondo, attribuendo ad alcuni esseri umani benessere e felicità, ad altri l’infelicità.
                         Il sacro era dovunque Ogni polis aveva un rapporto privilegiato con una o più divi-
                        nità protettrici – Atena lo era di Atene, Artemide di Efeso, Apollo di Corinto, e così via
                        – dalle quali dipendevano le sorti della comunità: esse erano oggetto di una venerazione
                        particolare nella quale si riconosceva la comunità intera. Elementi di sacralità erano pre-
                        senti non solo negli spazi della religione pubblica, ma in quasi tutti gli atti della vita quo-  † Zeus rapisce Ganimede
                        tidiana. Sacro, per esempio, era il focolare domestico, dove la famiglia si riuniva per con-  [Museo Archeologico, Olimpia]




                        † Eracle lotta con Gerione
                        [Bibliothèque Nationale, Parigi]
                        La terracotta policroma (a destra) del V sec. a.C. documenta l’episodio mitico secondo il quale Zeus,
                        invaghitosi del bellissimo fanciullo Ganimede, lo rapisce per farne il coppiere degli dèi sull’Olimpo. I
                        Greci attribuivano agli dèi, e quindi anche a Zeus, il più potente fra essi, sentimenti, desideri e
                        debolezze tipiche degli uomini. Gli esseri celesti, inoltre, non disdegnavano l’unione con il genere
                        umano, tanto da generare figli per metà uomini e per metà dèi: fra questi Eracle. Figlio di Zeus e di
                        una mortale, Eracle, preso da follia, uccide la sua donna e i suoi figli. Per riscattarsi dal crimine
                        commesso, è costretto dagli dèi ad affrontare le «dodici fatiche». Superate le dodici ardue prove,
                        l’eroe viene ammesso sull’Olimpo fra gli altri dèi.






































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