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Modulo 3
Il mondo greco
Egizi o i rudi montanari traci. I barbari erano tali soprattutto perché erano sudditi di so-
vrani che li governavano con poteri assoluti. Apparivano come servi dei loro despoti. I
Greci, al contrario, si giudicavano superiori perché uomini liberi, cittadini di uguali di-
ritti, che si autogestivano nella polis.
Forme di associazione I Greci cementavano i sentimenti della loro comune apparte-
nenza all’Ellade soprattutto quando si riunivano per celebrare insieme riti, feste, giochi (i
più famosi erano i Giochi Olimpici. Luoghi di aggregazione erano anche i grandi santuari
panellenico panellenici [®Gli oracoli,p.130], frequentati da «pellegrini» provenienti da tutto il mondo
Dal greco pan, «tutto», ed greco, intorno ai quali i Greci diedero vita all’unica forma di unità politica tra le città: le co-
hellenikòs, «greco». Si dice di ciò siddette Leghe o federazioni di città. La federazione più comune era l’anfizionìa (letteral-
che riguarda tutti i Greci.
mente «associazione dei circonvicini»). Solitamente queste unioni avevano per centro un
santuario. Lo scopo di queste anfizionie era soprattutto religioso: esse erano dunque so-
cietà costituite per celebrare feste e sacrifici in onore del dio comune. È naturale tuttavia
che questa affinità religiosa potesse occasionalmente generare anche momentanee solida-
rietà di carattere politico.
Un’altra forma di unione era la simmachìa, un’alleanza di tipo militare che durava soli-
tamente soltanto per il periodo necessario: venute meno le circostanze che l’avevano de-
terminata, ogni polis recuperava la propria piena libertà d’azione.
I Giochi Olimpici L’ideale eroico dei nobili guerrieri omerici li portava a competere
nelle gare atletiche. Ma anche quando il mondo degli antichi aristocratici era ormai tra-
montato da tempo, restò radicato, nella mentalità dell’uomo greco, un forte spirito ago-
nistico: la ricerca del primato, la vittoria, il successo personale rimasero ideali diffusi in
tutta la grecità. L’ideale agonistico greco prevedeva un’unica possibilità: essere primi.
Non esistevano secondi o terzi posti: o si vinceva o si era sconfitti. In questa mentalità
rientrava anche il fatto che non esistevano giochi di squadra: si gareggiava sempre da so-
li e la vittoria non poteva essere divisa con nessuno.
® Incontro di pugilato, V sec. a.C.
[Musei Vaticani, Città del Vaticano,
Roma]
I Giochi Olimpici si aprivano con la
corsa dei carri, o bighe, che si
svolgeva nell’ippodromo ed era
considerata la gara più importante. Il
vincitore era acclamato dalla folla e
ricoperto di onori. Ma il vero
vincitore non era l’auriga,
considerato solo uno specialista
assoldato, bensì il cittadino che
aveva fornito il carro e i cavalli,
recando gloria alla sua polis.
Seguivano la corsa dei cavalli, e
quindi il pèntathlon («cinque gare»):
lancio del disco, salto in lungo da
fermo, lancio del giavellotto, corsa
dei 200 metri, lotta. Le due ultime
gare erano anche competizioni
indipendenti, come la corsa dei
400 m, la gara di fondo (4800 m), il
pugilato, il pancrazio (uno scontro
fisico in cui quasi nulla era vietato).
Lotta, pugilato e pancrazio erano
competizioni violente e talvolta
mortali.
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