Page 40 - Storia dell'inquisizione spagnola
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processi ce l’hanno rivelato.
Tutto questo non ha soltanto lo scopo di dare delle
garanzie all’accusato. La volontà di rendere più efficace il
lavoro del tribunale, e più palese la colpevolezza
dell’accusato, ha la sua parte. Tutte queste complicazioni
d’altronde contribuiscono a ritardare il corso delle cause, a
prolungarle. Ma l’equità (in un determinato sistema
beninteso) ne ha senza dubbio guadagnato.
Tanto che nella seconda metà del Cinquecento, le
condanne a morte diventano molto più rare. A Toledo
l’ultimo soprassalto dell’antico stile si ha nel 1501. Dopo è la
calma più piatta. Solo qualche isolata esecuzione fino alla
fiammata antiprotestante degli anni sessanta, la quale non fu
– come vedremo – che un incidente molto passeggero e
strettamente limitato al delitto di luteranismo. Il ritorno in
massa dei maomettanizzanti e dei giudeizzanti della fine del
secolo avrebbe dovuto far salire le cifre. All’autodafé del 14
novembre 1599 a Logroño, dei 48 luterani, moriscos e
conversos condannati, cinque sono rilasciati e otto bruciati
in effigie (di cui sette fuggitivi). Ma questo è il risultato di
molti anni di lavoro accumulatosi in attesa di un autodafé. In
un articolo di Gustav Henningsen, che ringraziamo per
averci permesso la consultazione del manoscritto, dopo
l’esame di 50.000 relazioni di cause, si giunge alla
conclusione che fra il 1560 e il 1700, circa l’1% degli
accusati devono essere stati giustiziati, più del 2% rilasciati
in effigie. Uno dei prossimi capitoli fornirà qualche esempio
più preciso di questo nuovo atteggiamento .
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Aggiungiamo che noi stessi abbiamo visto in molti casi, nel
Seicento, gli inquisitori fare di tutto per non condannare al
rogo dei recidivi o dei pertinaci, che secondo la legge non
avrebbero potuto sfuggire all’esecuzione capitale. Li si
bombarda di missionari, si aspetta quanto occorre per dar
loro il tempo di convertirsi, si spia il minimo segno di
pentimento, senza illudersi sulla loro sincerità ...
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La disposizione alla conciliazione è propria di questa scena
che, a partire dal secolo XVI, non ha niente di eccezionale: