Page 39 - Storia dell'inquisizione spagnola
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mette l’accento sulle libertà che l’inquisitore può prendersi a
questo riguardo... Sembra del resto che scandali come quello
del famoso Lucero di Cordova abbiano spinto il Santo Uffizio
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a una maggiore vigilanza su questo punto, e troviamo nei
carteggi della metà del secolo XVI, delle allusioni all’epoca
in cui i giudici erano dei teologi fanatici e al discapito che ne
derivò al Santo Uffizio. Vedremo che, dopo i primi anni,
l’inquisitore fu quasi sempre un giurista.
La Suprema vigilò sempre più attentamente sulle
regolarità dei processi, sia mediante ispezioni periodiche dei
tribunali, sia facendosi inviare per controllo i fascicoli dei
processi pendenti. Questa pratica iniziò nella prima metà del
Cinquecento, e si generalizzò nel Seicento al punto che alla
fine il Consiglio interviene direttamente nello svolgimento di
quasi tutte le cause. Dal 1550 inoltre tutte le condanne a
morte devono essergli sottoposte prima dell’esecuzione, e
dal 1647, tutte le sentenze, senza eccezione. Parallelamente,
la frequenza degli appelli, prima all’Inquisitore generale, poi
alla Suprema, aumenta. Ora noi non possiamo non
condividere l’opinione di Lea, il quale ritiene che, quasi
sempre gli interventi del Consiglio portano a una mitigazione
della pena.
Questa preoccupazione per una giustizia più informata
appare anche nel corso dei processi. Gli interrogatori si
fanno più precisi, al punto che alla fine del XVI secolo
vengono pubblicati manuali che espongono nell’ordine tutti i
quesiti che si devono porre ai rei in tutti i tipi di delitti. Essi
devono essere formulati verbatim, parola per parola. Un vero
algoritmo del lavoro inquisitoriale... Sempre di più ci si
preoccupa di conoscere bene l’accusato per giudicare
esattamente la sua responsabilità. A partire dal 1560 gli si
chiede di raccontare la sua vita, lo si sottopone a un
interrogatorio molto preciso per determinare la sua
conoscenza dei dogmi e la sua cultura generale. Nello stesso
tempo viene elaborato un sistema di circostanze aggravanti
e attenuanti, di cui ci ha sorpreso l’ampiezza e la
complessità, quando l’analisi della relazione di causa e dei