Page 15 - Storia dell'inquisizione spagnola
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                       I QUATTRO TEMPI DELL’INQUISIZIONE


               «Noi,  N.,  per  misericordia  divina  [...]  Inquisitore  generale,
               fidando nelle vostre cognizioni e nella vostra retta coscienza,

               N.,  in  forza  dell’autorità  apostolica  a  noi  concessa  [...]  vi
               nominiamo,  costituiamo,  creiamo  e  deputiamo  inquisitori
               apostolici  contro  la  depravazione  eretica  e  l’apostasia
               nell’Inquisizione  di  N.,  nel  suo  distretto  e  nella  sua
               giurisdizione.  E  vi  diamo  potere  e  facoltà  [...]  per  indagare

               su  ogni  persona,  chiunque  essa  sia,  uomo  o  donna,  viva  o
               morta,  assente  o  presente,  di  qualsiasi  stato,  condizione,
               prerogativa e dignità, investita di cariche pubbliche o privato
               cittadino,  residente,  domiciliata,  che  abbia  risieduto  o
               abitato  nelle  città,  borghi  o  villaggi  dei  suddetto  distretto,
               che risultasse colpevole, sospetta o accusata del crimine di
               apostasia  e  di  eresia,  e  su  tutti  i  fautori,  difensori  e

               favoreggiatori delle medesime. E perché voi istruiate contro
               di  esse  e  contro  ciascuna  di  esse,  processi  nella  retta  e
               dovuta forma, secondo quanto dispongono i Sacri Canoni.»
                  Così  le  lettere  di  investitura  definiscono  la  missione
               dell’inquisitore. Costanza di propositi: per più di tre secoli la
               formula è rimasta quasi invariata. Dal 1480 al 1820 il fine è

               lo  stesso:  distruggere  l’eresia.  Ma  questa  definizione
               giuridica  è  sufficiente  per  considerare  l’Inquisizione
               spagnola come un tutto geograficamente e cronologicamente
               uniforme?  Costanza  di  propositi,  certo,  ma  anche  costante
               adattamento  alle  condizioni  del  momento,  alle  condizioni
               locali.  Perché  la  Spagna  dei  Re  Cattolici  non  è  quella  di
               Filippo II, ancor meno quella di Carlo III, e la Galizia non è

               l’Andalusia.  Da  Granada  a  Logroño,  da  Filippo  il  Bello  a
               Ferdinando  VII,  i  tribunali  indirizzano  la  loro  azione,
               riadattano  i  loro  mezzi  in  funzione  delle  circostanze,  in
               funzione delle direttive del potere in un dialogo costante con
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