Page 49 - Un fisico in salotto
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In effetti è stato proprio il principio di azione a reazione che ci ha salvato dalla

          brutta situazione nella quale ci siamo trovati. Per lanciare le cose che avevamo con
          noi abbiamo dovuto spingerle con una certa forza: ebbene, se abbiamo spinto quegli
          oggetti  con  una  certa  forza,  gli  oggetti  hanno  spinto  noi  con  una  forza  uguale  e
          contraria,  non  c’è  dubbio;  e  questa  spinta  ci  ha  dato  la  velocità  necessaria  per
          raggiungere la riva del lago scivolando sul ghiaccio.
             Il motore di un aeroplano a reazione fa esattamente la stessa cosa che abbiamo

          fatto  noi:  esso  espelle  di  continuo  aria  (mista  a  una  certa  quantità  di  sostanza
          propellente  utilizzata  per  il  funzionamento  del  motore  stesso)  a  velocità  molto
          elevata, spingendola con una forza che arriva a essere dell’ordine di tonnellate. In un
          Boeing  747  (il  familiare Jumbo  ),  per  esempio,  ciascun  motore  eroga  una  spinta
          massima di circa 28 tonnellate.
             Se  il  motore  ha  esercitato  una  spinta  sull’aria  che  ha  espulso,  l’aria  ha  spinto
          altrettanto  il  motore  (e  dunque  tutto  il  resto  dell’aeroplano  al  quale  è  attaccato!)

          dalla parte opposta.
             Alcuni pensano che il motore a reazione funzioni semplicemente perché il gas che
          viene espulso si ‘appoggia’ sull’aria che circonda l’aeroplano spingendolo in avanti.
          Ma non è così. Infatti, se così fosse, a cosa si potrebbe appoggiare un’astronave che
          si trova nel vuoto assoluto, nello spazio siderale?
             Il funzionamento del motore di un’astronave si basa sempre sul principio di azione

          e reazione: il motore espelle a grande velocità il propellente che trasporta e viene
          sospinto dalla parte opposta.
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