Page 110 - Un fisico in salotto
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La partenza di Armin Hary
Qualcuno (sempre i soliti ‘anziani’...) ricorda il nome di Armin Hary? Si tratta di un
velocista tedesco che, alla fine degli anni Cinquanta, era un candidato
all’abbattimento del muro dei dieci secondi netti nella corsa dei cento metri piani.
Oggi quel possibile record può far sorridere ma a quei tempi si trattava di
un’impresa giustamente considerata al limite delle possibilità umane.
Alla vigilia delle Olimpiadi di Roma (1960), Hary era tra i favoriti (e fu proprio
lui a vincere la gara), in grado di battere gli atleti degli Stati Uniti, allora assoluti
dominatori della specialità.
Tuttavia a Hary, dotato di un’eccezionale prontezza di riflessi, venivano spesso
addebitate false partenze: per molti giudici di gara (a quel tempo non c’erano i
dispositivi elettronici di oggi), questo atleta scattava un po’ prima del colpo di
pistola che segnava l’inizio della gara, con conseguente squalifica dalla gara stessa.
Gli sportivi erano appassionati dalla questione, dividendosi tra sostenitori e
detrattori dell’atleta tedesco. Cosa avrebbe combinato alle Olimpiadi?
Tutti erano d’accordo su questo: se una partenza avviene prima del colpo di
pistola, essa deve essere ovviamente considerata non valida. Viceversa, una partenza
è sicuramente valida se l’atleta parte dopo il colpo di pistola.
Ma si pose il problema seguente: una partenza deve essere considerata valida
anche se l’atleta parte con il colpo di pistola?
In altre parole, se l’atleta parte contemporaneamente al colpo di pistola, quale
atteggiamento scegliere? La sua partenza è valida o no?
Ricordo fiumi di inchiostro sui giornali: eppure, a un’analisi un po’ più
approfondita, ci accorgiamo che la questione non ha senso.
Abbiamo infatti visto che non ha senso chiedersi se per esempio due quote sono
‘esattamente’ uguali. Ha senso affermare invece che due eventi accadono
‘esattamente’ nello stesso momento? Anche la contemporaneità di due eventi è un
concetto sul quale è importante soffermarsi.
Nel linguaggio comune tante cose sembrano ovvie e sembra, a prima vista, che non
sia il caso di pensarci troppo su. Che vuol dire che sono arrivato sul luogo di un
appuntamento contemporaneamente a un’altra persona? Sembra ovvio; ma un esame
un poco più approfondito mostra che non è così. Lo possiamo capire, ancora una
volta, con semplici considerazioni.
Sono entrato nel bar mentre l’orologio di un campanile batteva mezzogiorno.
Anche un mio amico è entrato mentre le campane suonavano: possiamo dire che
siamo arrivati contemporaneamente all’appuntamento che avevamo fissato per
gustarci insieme un buon caffè.
Ma se il luogo dell’appuntamento è... il traguardo di una corsa, non mi accontento
delle indicazioni dell’orologio del campanile: voglio sapere se sono arrivato a
mezzogiorno e cinque secondi perché se il mio amico è arrivato a mezzogiorno e sei
secondi, ho vinto io... E, se necessario, voglio sapere anche i decimi o i centesimi di
secondo!