Page 124 - Fisica per non fisici
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Nella  letteratura  scientifica  questa  analogia  con  il  sistema  solare  è  conosciuta
          come modello di Rutherford.





          La stabilità degli atomi


          Il  modello  «planetario»  di  Rutherford,  proposto  agli  inizi  del  secolo  scorso,  ha
          rappresentato  certamente  un  progresso  nel  cercare  di  stabilire  qual  è  la  struttura

          della materia a livello atomico, ma ben presto ci si è accorti che questo schema non
          può essere accettato poiché, comunque lo si immagini realizzato in natura, un tale
          «sistema  solare»  non  può  esistere!  O  meglio,  se  ammettiamo  che  per  qualche
          ragione si sia formato, esso può sopravvivere soltanto per una frazione di secondo.

          Per conseguenza gli atomi dovrebbero essere entità instabili, contrariamente a quello
          che si osserva sperimentalmente e cioè che gli atomi conservano indefinitamente le
          loro proprietà.
              Il  motivo  è  molto  semplice  e  va  ricercato  nelle  leggi  dell’elettromagnetismo.
          Infatti,  se  pensiamo  a  un  elettrone  come  a  una  minuscola  «pallina»  carica  che

          descrive      un’orbita intorno  al  nucleo,  siamo  sicuri  che  esso  è  dotato  di
          un’accelerazione centripeta generata dalla forza attrattiva del nucleo. Ebbene, come
          abbiamo  già  visto,  una  qualsiasi  carica  elettrica  che  si  muove  con  una  certa

          accelerazione irradia onde elettromagnetiche.
              Ma  allora  siamo  arrivati  al  punto  cruciale:  un’onda  elettromagnetica  trasporta
          energia e tale energia non può essere stata prelevata altro che da quella posseduta
          dalla  pallina  in movimento. Per conseguenza la pallina perde energia e, invece di
          continuare  a  muoversi  lungo  la  sua  orbita  con  velocità  uniforme,  rallenta

          progressivamente fino a cadere rapidamente su quella che l’attrae, descrivendo una
          spirale (figura 57).
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