Page 105 - Nietzsche - Genealogia della morale
P. 105
vita e di ideali? La sua pretesa più nobile è ora quella di essere specchio; essa rifiuta ogni
teleologia; non vuole più «dimostrare» niente; rifiuta con sdegno il ruolo di giudice e in ciò ha
buon gusto – afferma tanto poco quanto nega, constata, «descrive»... Tutto ciò è ascetico al
massimo grado; ma, al tempo stesso, e a un livello ancora più alto, è nichilistico, non
inganniamoci su questo punto! Si vede uno sguardo triste, duro, ma deciso – un occhio che
scruta lontano, come fa un viaggiatore solitario al Polo Nord (forse per non guardare dentro?
per non guardare indietro?...). Qui è neve, qui la vita è ammutolita; le ultime cornacchie che si
sentono dicono «A che fine?», «Invano!», «Nada!» – qui non cresce e non fruttifica più niente,
al massimo metapolitica pietroburghese o «pietà» tolstoiana. Ma per quanto riguarda l’altro
tipo di storici, un tipo forse ancora «più moderno», un tipo gaudente, voluttuoso, che fa gli
occhi dolci sia alla vita che all’ideale ascetico, che usa la parola «artista» come un guanto e
oggi ha assunto la gestione in proprio della lode della contemplazione: oh, che sete persino
addirittura di asceti e di paesaggi invernali provocano questi dolci uomini d’ingegno! No!
questa gente «contemplativa» vada pure al diavolo! Tanto più piacevolmente vagare ancora
voglio per le nebbie più tetre, fredde e grigie, con quegli storici nichilisti! – anzi, ammesso
che debba scegliere, non deve essere importante per me prestare orecchio anche a chi è
assolutamente astorico, antistorico (come Dühring, il suono della cui voce inebria nell’odierna
Germania una specie di «anime belle» ancora timida, ancora inconfessata, la species
anarchistica all’interno del proletariato colto). I «contemplativi» sono cento volte peggiori –:
non conosco niente di tanto nauseabondo quanto una tale poltrona «oggettiva», un tale
olezzante gaudente della storia, mezzo prete, mezzo satiro, parfum Renan, che già con l’acuto
falsetto del suo consenso rivela quello che gli manca, dove gli manca, dove, in questo caso, la
Parca ha manovrato le sue crudeli forbici in maniera, ohimé!, anche troppo chirurgica! Ciò mi
disgusta e mi fa perdere la pazienza: chi non ha niente da perdere, conservi pure la sua
pazienza di fronte a simili apparizioni – apparizioni del genere mi irritano, simili «spettatori»,
m’indispettiscono contro lo «spettacolo», più ancora dello spettacolo (la storia stessa, si
capisce), e inaspettatamente mi vengono capricci anacreontici. Questa natura, che ha dato al
toro le corna, al leone il χάσμ᾽ ὀδόντων a quale scopo ha dato a me il piede?... Per calpestare,
per Sant’Anacreonte! e non solo per fuggire, per calpestare le poltrone marce, la
contemplatività vile, la lascivia da eunuco davanti alla storia, il civettare con l’ideale
ascetico, la tartufesca giustizia dell’impotenza! Tutto il mio rispetto per l’ideale ascetico fino
a che esso è onesto! fino a che crede a se stesso e non ci esibisce delle farse! Ma non mi
piacciono tutte queste cimici azzimate, la cui ambizione è insaziabile nel fiutare l’infinito fino
a che l’infinito non sa anch’esso di cimici; non sopporto i sepolcri imbiancati, che recitano la
vita; non mi piacciono gli stanchi e i «logori», che si avvolgono nella saggezza e guardano
«obiettivamente»; non sopporto gli agitatori in uniformi da eroi, con la cappa fatata dell’ideale
intorno alla loro testa di paglia; non amo gli artisti ambiziosi, che vorrebbero rappresentare
l’asceta e il sacerdote e in fondo non sono altro che tragici buffoni; non sopporto nemmeno
questi ultimi speculatori in idealismo, gli antisemiti, che oggi storcono i loro occhi con
cristiano-ariano perbenismo e cercano di eccitare tutti gli elementi bovini del popolo con
l’abuso, al limite della pazienza, di un mezzo provocatorio assai a buon mercato,
l’atteggiamento moralistico (– il fatto che ogni tipo di canagliume intellettuale abbia successo
in Germania, dipende dallo squallore ormai innegabile e già evidente dello spirito tedesco, di