Page 108 - Nietzsche - Genealogia della morale
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è meglio di nessun senso; sotto ogni punto di vista l’ideale ascetico è stato il «faute de mieux»
par excellence che sia mai fino a ora esistito. In esso il dolore veniva interpretato; il vuoto
enorme parve colmato; si chiuse la porta davanti a ogni nichilismo suicida. È fuori di dubbio
che l’interpretazione portò con sé nuovo dolore, più profondo, più intimo, più tossico, più
corrosivo per la vita: essa pose ogni dolore nella prospettiva della colpa... Ma malgrado tutto
ciò – l’uomo venne così salvato, ebbe un senso, non fu più, a partire da quel momento, una
foglia al vento, uno scherzo dell’assurdo, del «senza-senso», poteva ormai volere qualcosa – e
soprattutto non importava in che direzione, a che scopo, con che mezzo volesse: la volontà
stessa era salva. Non ci possiamo assolutamente nascondere che cosa, in realtà, esprima tutto
questo volere che aveva derivato dall’ideale ascetico la sua linea: questo odio contro
l’umano, più ancora contro ciò che è animale, più ancora contro ciò che è materia, questo
orrore per i sensi, per la ragione stessa, il terrore della felicità e della bellezza, questo
desiderio di uscire da tutto ciò che è apparenza, mutazione, divenire, morte, desiderio, dal
desiderare stesso – tutto questo significa, osiamo rendercene consapevoli – una volontà del
nulla, un’avversione alla vita, un’opposizione ai presupposti assolutamente fondamentali della
vita, ciò nonostante essa è e resta una volontà!... E per dire, concludendo, quello che ho detto
agli inizi: l’uomo preferisce ancora volere il nulla, piuttosto che non volere...