Page 106 - Nietzsche - Genealogia della morale
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cui cerco l’origine in una alimentazione esclusivamente a base di giornali, politica, birra e

      musica  wagneriana,  con  in  più  ciò  che  è  il  presupposto  di  questa  dieta:  prima  di  tutto,  la
      strozzatura  e  la  vanità  nazionale,  il  principio  robusto,  ma  limitato  del  «Deutschand
      Dautschland über alles»; e poi la paralysis agitans delle «idee moderne»). L’Europa oggi è
      ricca  e  piena  di  inventiva  soprattutto  nel  campo  degli  stimolanti,  sembra  che  di  nient’altro
      abbia  più  bisogno  che  non  di  eccitanti  e  d’acquavite:  da  ciò  deriva  anche  la  mostruosa
      falsificazione  negli  ideali,  queste  fortissime  acquaviti  dello  spirito,  da  ciò  anche  l’aria
      nauseante, appestata, falsa, pseudoalcolica, presente ovunque. Vorrei sapere quanti carichi di

      idealistiche imitazioni, di paludamenti eroici e di grancasse parolaie, quante botti di alcolico,
      dolciastro  compatimento  (ditta:  la  religion  de  la  souffrance),  quante  stampelle  di  «nobile
      sdegno»  in  appoggio  ai  piedipiatti  dello  spirito,  quanti  commedianti  dell’ideale  cristano-
      morale  dovrebbero  essere  esportati  oggi  dall’Europa,  affinché  la  sua  atmosfera  tornasse
      pura... Evidentemente, in relazione a questa sovraproduzione si aprono nuove possibilità di
      commercio, è chiaro che con piccoli idoli di ideale e con i relativi «idealisti» sono possibili

      nuovi  «affari»  –  non  si  trascuri  questa  esplicita  offerta!  Chi  ha  abbastanza  coraggio  per
      questo? – sta nelle nostre mani, «idealizzare» tutta la terra!... Ma perché parlare di coraggio:
      qui  c’è  bisogno  di  una  cosa  sola,  cioè  la  mano,  una  mano  disinvolta,  una  mano  molto
      disinvolta...

         27.
         Basta!  Basta!  Abbandoniamo  queste  curiosità  e  queste  complicatezze  dello  spirito

      moderno, di cui c’è tanto da ridere quanto da infastidirsi: proprio il nostro problema può farne
      a meno, il problema del significato dell’ideale ascetico – che cos’ha a che fare con l’ieri e
      con  l’oggi!  Codeste  questioni  le  tratterrò  in  un  altro  contesto  in  maniera  molto  più
      approfondita e più decisa (col titolo «Per la storia del nichilismo europeo»; rimando perciò a
      un’opera che sto portando a termine: LA VOLONTA’ DI POTENZA Saggio di una trasvalutazione

      di tutti i valori). Quello che realmente mi interessa è aver rinviato qui a questo: anche nella
      sfera  spirituale,  l’ideale  ascetico  ha  sempre,  per  ora,  una  sola  specie  di  nemici  reali  e  di
      danneggiatori: cioè i commedianti, dell’ideale – poiché essi suscitano diffidenza. Del resto,
      dovunque lo spirito è oggi in attività con durezza, con forza e senza falsificazioni, fa a meno,
      in generale, dell’ideale – l’espressione popolare per questa astinenza è «ateismo» –: senza
      mettere in conto la sua volontà di verità. Ma questa volontà, questo resto d’ideale, se mi si
      vuole  credere,  è  quello  stesso  ideale  nella  sua  formulazione  più  severa,  più  spirituale,
      assolutamente esoterico, liberato da ogni sovrastruttura esterna, e perciò non tanto il suo resto,

      quanto il suo nocciolo. L’ateismo incondizionato, onesto (– e noi respiriamo solo la sua aria,
      noi uomini più spirituali di questa età) non sta, quindi, in contrasto con quell’ideale, come
      invece sembra; esso è invece, solo una delle sue ultime fasi di sviluppo, una delle sue forme
      finali  e  delle  sue  consequenzialità  interne  –  è  la  catastrofe,  che  incute  rispetto,  di  una
      bimillenaria severa educazione alla verità, che alla fine si proibisce la menzogna della fede

      in  Dio.  (Lo  stesso  andamento  evolutivo  in  India,  in  perfetta  autonomia  e  quindi  tale  da
      dimostrare qualcosa; lo stesso ideale che costringe alla stessa conclusione; il punto decisivo
      raggiunto  cinque  secoli  prima  dell’era  europea,  con  Buddha,  o  più  precisamente  con  la
      filosofia  Sankhya  di  vulgata  poi  da  Buddha  e  trasformata  in  religione).  Che  cosa,
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