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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen




                           GALLETTO MASSARO E GALLETTO BANDERUOLA


                   C'erano due galletti — uno sul letamaio ed uno sul tetto; e tutti e due pieni di boria. Chi poi
            valeva meglio? Ditemi pure la vostra opinione; ma, tanto, io mi terrò la mia.
                   Uno steccato divideva il cortile dov'era il pollaio da un altro cortile, nel quale cresceva,
            sopra un mucchio di letame, una grossa zucca, pienamente convinta d'essere una pianta rara.
                   «Anche la nascita è questione di fortuna,» — diceva la zucca tra sè: «Non tutti possono
            nascere zucche: bisogna bene che ci sieno specie diverse al mondo. Le galline, le anitre, e tutto quel
            brulicame laggiù, nell'altro cortile, son pur tutte creature. Vediamo, per esempio, il Galletto
            Massaro, ch'è di là dallo steccato: è certo un personaggio più importante del Galletto Banderuola,
            sebbene quello abbia una posizione tanto elevata. Quello lì non sa nemmeno aprir bocca —
            figuriamoci se saprebbe fare chicchirichiii! — non ha galline, non ha pulcini, non pensa che a se
            stesso, e suda verde. Ma il Galletto Massaro, quello è un gallo! Quando cammina, sembra che balli;
            quando canta, si sente subito il musicista; dovunque vada, tutti sanno che è lui. Che chiassone è mai
            quello! Ah, se un giorno capitasse da questa parte! Dovesse magari mangiarmi col fusto e tutto,
            benedirei la morte!»
                   Così parlava la zucca.
                   Nella notte scoppiò l'uragano. Galline, pulcini, persino il gallo, tutti corsero al riparo. Con
            grande fracasso il vento abbattè lo steccato tra i due cortili; e i tegoli volavano... Ma il galletto sulla
            banderuola del tetto rimase fermo al suo posto, senza nemmeno voltarsi. Già, non sapeva girare, —
            e sì ch'era giovane e messo su da poco! — ma era d'indole cauta, posata; era nato vecchio, e non
            somigliava punto agli uccelli che volano ingenuamente sotto la cappa del cielo, come i passeri e le
            rondini. Egli li disprezzava, anzi: gli parevano piccoli, insignificanti, buoni soltanto a pigolare, i
            soliti uccelli cantori, in somma, e nient'altro. I piccioni, quelli sì, erano grossi, avevano certi riflessi
            lucenti, come di madreperla, e in qualche modo si avvicinavano ai galli-banderuola; ma erano grassi
            e stupidi, e tutte le loro aspirazioni si limitavano a riempire il ventre.
                   «E poi, sono così noiosi a discorrerci...» — diceva Galletto Banderuola.
                   Anche gli uccelli di passo venivano a far visita al Galletto Banderuola, e gli raccontavano
            tante storie, di paesi lontani e di aeree carovane, storie terribili di briganti e di scontri con uccelli di
            rapina: e tutto ciò, da principio, lo divertiva abbastanza: ma oramai Galletto Banderuola sapeva che
            ripetevano sempre le stesse cose, e n'era ristucco.
                   «Sono noiosi; tutto è noioso,» —  diceva: «non mette conto di stare in compagnia con
            nessuno; sono tutti stupidi seccatori; tutti, quanti sono, in sino ad uno. Il mondo non val proprio
            nulla: chiacchiere, ciancie, e nient'altro!»
                   Galletto Banderuola era il vero tipo dello scettico, deluso, stanco della vita; e ciò l'avrebbe
            certo reso singolarmente amabile agli occhi della zucca, se l'avesse saputo; ma quella non aveva
            occhi se non per Galletto Massaro, ch'era capitato davvero nel suo cortile.
                   Il vento aveva buttato giù lo steccato, ma lampi e tuoni erano cessati.
                   «Che vi è sembrato di quest'ultima chicchiriata?» — domandò Galletto Massaro alle sue
            galline ed a' suoi pulcini: «Era rozza, n'è vero? mancava di eleganza...»
                   Galline e pulcini si accamparono sul mucchio di fimo, ed il gallo andava su e giù, da vero
            cavaliere con gli sproni.
                   «Pianta di giardino!» — gridò alla zucca; e da queste sole parole essa comprese i sentimenti
            di lui, e nemmeno sentì che la feriva col becco e le mangiava il cuore... Ah, che morte beata!
                   E vennero le galline, e vennero i pulcini: quand'uno corre, si può esser sicuri che tutti gli
            altri gli corrono dietro, — e pigolarono, e razzolarono, guardando il loro gallo, fieri che fosse della
            famiglia.
                   «Chicchirichiii!» — cantò il gallo. «I pulcini presto cresceranno e diverranno polli grassi e
            grossi e galline tanto fatte, se io lo proclamerò nel pollaio del mondo!»
                   Chiocce e pulcini razzolavano e pigolavano, ed il gallo raccontò loro questa grande novità:

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