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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen



                                                        FONTI

                   HANS CHRISTIAN ANDERSEN, Eventyr og Historier (Raccolta completa delle novelle nella edizione
            Reitzel citata). La parola danese Eventyr è intraducibile. Deriva dal tedesco Aventure, venuto a sua volta dal
            romanzo  Adventura verso la fine del XII secolo quando incominciò ad usarsi insieme con l'indigeno
            Märchen. La forma danese derivata dal basso tedesco incomincia ad usarsi nelle scritture verso la fine del
            secolo XVI. Essendo considerata equivalente al tedesco Märchen, significa più tosto «novellina popolare»
            che «fiaba», quantunque non ne sia esatto sinonimo. Per l'Andersen, significa ordinariamente fiaba, perchè le
            novelle che non contengono alcun elemento soprannaturale son da lui intitolate «Storie» (cfr. R. Nisbet Bain,
            nella biografia citata più innanzi, pag. 139, in nota). Quanto a noi, possedendo la forma toscana «novella»,
            che significa «narrazione tra il vero  e il finto,  e può essere  favolosa o semplicemente immaginosa»
            (Tommaseo), non abbiamo bisogno di cercare altro, tanto più che il Boccaccio le chiama «novelle o favole o
            parabole o istorie che dir le vogliamo».
                   Per i necessarii raffronti nei casi di dubbiezza, mi sono valsa della traduzione inglese del Dr. H. W.
            Dulcken (Londra, Routledge), anche  più fedele di quella di Mrs.  Howitt; e della eccellente traduzione
            tedesca di H. Denhardt (Lipsia, Reclam). Le francesi sono per lo più di seconda mano, tanto è vero che
            l'errore di un vecchio traduttore tedesco il quale scambiò grimme (brutto) con grönne (verde), dal tedesco
            grün trapassò in una edizione francese, dove il brutto anitroccolo rimase per lungo tempo le petit canard
            vert.

                   H. C. ANDERSEN, Mit Livs Eventyr (La novella della mia vita) apparsa la prima volta in danese nel
            1855. Sin dal 1839, però, Xavier Marmier aveva pubblicato nella «Revue du XIX siècle» la Vie d'un Poète,
            compilata su di un ms. affidatogli dall'A. stesso nel 1838, e reputata la fonte biografica più attendibile, sin
            che alla  edizione tedesca, non fu premessa, nel 1846,  Das Märchen meines Lebens, tradotta in inglese
            nell'anno seguente da Mrs. Howitt col titolo The true story of my life.

                   H. C. ANDERSEN, I Sverrig (Nella Svezia), 1852. In questo e negli altri diarii di viaggio (Il Bazar di
            un poeta, Nella Spagna, Nel Portogallo), sono sparse notizie autobiografiche importantissime; e nei cinque
            romanzi dell'A. i rispettivi protagonisti ci forniscono, per la biografia di lui, quasi senza volere, contributi
            anche più preziosi della Mit Livs Eventyr. Infatti, l'Antonio dell'Improvvisatoren (L'improvvisatore), l'Otto
            Thostrup, — «l'Amleto invertebrato,» come fu detto da un critico — del romanzo O. T., il povero Christian
            del Kun en Spillemand (Un semplice sonatore — tradotto in alcune edizioni «Il Violinista») — l'opera sua
            più discussa in Danimarca, appunto per lo spiccato carattere autobiografico, — il gentiluomo povero nel De
            to Baronesser (Le due Baronesse), e Niels Bryde, il figlio del custode della Torre Rotonda di Copenaghen,
            nel Al vaere eller ikke vaere (Essere o non essere) sono tutti, più o meno, autoritratti.

                   BREVE FRA H. C. ANDERSEN, Udgivne fra C. A. S. Bille og N. Bogh (Lettere dell'A. pubblicate da C.
            A. S. Bille e Nicolò Bogh), Copenaghen, 1878.

                   BREVE TIL H. C. ANDERSEN (Lettere all'A., edite dagli stessi), Copenaghen, 1877. Sono 329 lettere
            indirizzate all'A. da letterati ed amici, danesi e stranieri: singolarmente importanti quelle del Dickens, che fu
            dell'A. fervido ammiratore ed amico affezionatissimo.

                   H. C. ANDERSEN OG DET COLLINSKE HUS (H. C. A. e la famiglia Collin), Copenaghen, 1882.

                   GEORG  BRANDES,  Kritiker og Portreter (Critiche e ritratti). Sin  dal 1869, il Brandes aveva
            pubblicato nell'Illustreret  Tidende una  parte di quel celebre saggio critico, che poi completò ed inserì in
            questa raccolta, e ch'è tuttora quanto di meglio sia mai stato scritto sulle novelle dell'A. R. Nisbet Bain lo
            paragona alle migliori pagine del Saint Beuve, e nota tra le maggiori fortune dell'A. l'avere avuto, mentre
            ancora viveva, una simile analisi critica dell'opera sua.

                   R. NISBET BAIN, Hans Christian Andersen, A biography, London, Lawrence and Bullen, 1895. È un
            grosso, magnifico volume, riccamente e genialmente illustrato, di lettura gradevolissima; porta per motto le
            parole dell'Amiel: Un esprit de femme dans un caractère d'enfant; contiene la migliore biografia esistente
            dell'A., condotta con grande acume critico, con minuziosa esattezza storica,  ma insieme con la maggiore

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