Page 156 - 40 Novelle
P. 156
40 Novelle Hans Christian Andersen
scendere da un antico ceppo, e che il suo albero fosse un tempo l'orgoglio della foresta. Il terzo era
una lucciola. Di dove poi fosse capitata, in quella stagione, il fanale non sapeva davvero: ma venuta
era, in ogni modo, e sapeva anche dar luce. Il legno imporrito, però, ed il capo d'aringa giuravano e
spergiuravano, per tutto quanto c'è di meglio a questo mondo, ch'essa non dava luce se non in certi
tempi, e che non poteva essere un serio concorrente.
Il vecchio fanale osservò che nessuno d'essi mandava chiarore bastante, da poter coprire
l'officio di lampione sulla pubblica via; ma nessuno dei tre volle persuadersene. Quando poi
sentirono che il fanale non aveva facoltà di nominare il successore, ne furono contentissimi, e
dichiararono che infatti era troppo vecchio e rimmelensito per poter fare una buona scelta.
Proprio in quel momento, il Vento svoltò l'angolo a rotta di collo, e soffiò nello sfiatatoio del
vecchio fanale in modo da ravvivarlo.
«Ma è vero quello che mi dicono?» — domandò: «È vero che domani te ne vai? che ti vedo
per l'ultima volta al tuo posto? Ma allora bisogna che ti faccia il mio dono, prima che ci separiamo.
Ti soffierò nella cipolla, per modo che in avvenire, non solo saprai rammentare tutto quello che hai
veduto e udito, ma avrai facoltà di vederti vivo e vero dinanzi tutto quanto si legge o si descrive in
tua presenza.»
«Ah, sì, quest'è davvero un bel dono, un bellissimo dono!» — esclamò il vecchio fanale. «Ti
ringrazio di tutto cuore! Ora mi basterebbe che non mi mandassero alla fonderia...»
«Non è probabile, almeno per subito,» — disse il Vento. «Ora ti spirerò dentro la facoltà di
ricordare: se tu ricevessi parecchi di questi regali, potresti passare molto piacevolmente i tuoi ultimi
anni.»
«Pur ch'io non abbia ad essere fuso!...» — ripetè il fanale. «O che serberei la memoria anche
in quel caso?»
«Ufff! Non dire scioccherie!» — fece il Vento; e incominciò a soffiare, e nello stesso
momento la luna si sbarazzò dalle nuvole.
«E tu che cosa doni al vecchio fanale?» — le domandò il Vento.
«Io? nulla!» — rispose la Luna: «Vado calando, e nessun fanale mi ha mai aiutata; io, più
tosto, ho rinforzata spesso la luce dei fanali!»
E, così dicendo, la Luna si nascose di nuovo dietro le nubi, al riparo dall'importunità dei
seccatori.
Una gocciola cadde sopra il lucignolo, un gocciolone come quelli che vengono dall'orlo del
tetto; ma spiegò che veniva in vece dalle nuvole, e ch'era un dono — forse il più bel dono possibile.
«Ti penetrerò tutto così completamente,» — disse, «che ti infonderò la facoltà di
arrugginire, se vuoi, in una sola notte, e di ridurti in polvere.»
Al fanale questo parve un brutto regalo; e così parve al Vento.
«Uh! nessuno dà di meglio? Nessuno dà di meglio?» — urlò, più forte che potè.
Cadde una stella, segnando una lunga striscia luminosa nel cielo.
«Che cos'è stato?» — gridò il capo di aringa: «Non è caduta una stella? Sbaglio, o andò
proprio a cadere nel fanale? Certo che se concorrono al posto personaggi così altolocati, noi
possiamo ritirarci senz'altro, e buona notte!»
E così fecero, tutti e tre.
Il vecchio fanale intanto mandava un bellissimo chiarore, intenso e sostenuto.
«Questo sì, che fu un dono magnifico davvero!» disse: «Le stelle lucenti, che ho sempre
tanto ammirate, e splendono come io non ho mai potuto risplendere, quantunque mi ci mettessi con
tutte le mie forze, le stelle hanno degnato avvedersi di me, povero vecchio fanale, e mi hanno
mandato un dono. D'ora in poi, tutto quanto rammenterò e vedrò chiaro dinanzi come se mi fosse
realmente presente, sarà veduto anche da quelli che amo. Questa è la vera gioia, perchè quel
godimento che non si può dividere con gli altri, non è godimento.»
«Questi sentimenti dimostrano il tuo buon cuore!» — disse il Vento: «Ma per ciò sono
necessarie le candele di cera. Se non ti accendono dentro una candela di cera, tutte le tue rare facoltà
non gioveranno che a te solo. Vedi, le stelle non ci hanno pensato: a loro tutti i lumi, su per giù,
sembrano eguali; ed hanno preso anche te per una candela! Ma sono stanco: vado a riposare.» E se
154