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40 Novelle Hans Christian Andersen
IL VECCHIO FANALE
Sai la novella del vecchio fanale? Non è gran che; ma, per una volta, si può starla a sentire.
Era un vecchio onesto fanale a olio, che aveva fatto il suo dovere per anni ed anni, e che ora
doveva andare in pensione. Pendeva per l'ultima sera al suo posto, e rischiarava la strada. Gli pareva
d'essere una vecchia ballerina di teatro, che ballasse per l'ultima volta, sapendo che da domani in
poi sarebbe rimasta dimenticata nella sua soffitta. Del domani, il fanale aveva grande paura, perchè
sapeva di dover comparire dinanzi alla Camera di Consiglio per essere esaminato dall'Ispettore
municipale, che aveva a giudicare se fosse atto o no a prestare qualche altro servizio. Sarebbe allora
deciso se in avvenire avesse a far luce per gli abitanti di qualche sobborgo, o a rimanere in città, in
qualche fabbrica; o se dovesse esser portato subito alla fonderia, e fuso. In quest'ultimo caso,
potevano far di lui qualunque cosa; ma il dubbio se nella nuova vita ricorderebbe o no di essere
stato un lampione, sulla pubblica via, lo torturava crudelmente. Checchè avvenisse, questo, in tanto,
era certo: che sarebbe separato per sempre dal guardiano e dalla moglie di lui, con i quali era
abituato oramai a considerarsi come di famiglia. Il fanale era stato acceso la prima volta per
l'appunto la prima sera che il guardiano era entrato in carica. Ah, ne era passato, del tempo, da
quand'erano divenuti lampione e lampionaio! La moglie, allora, era un po' orgogliosetta: soltanto la
sera, passando, degnava il fanale d'un'occhiata; il giorno, mai. Ma ora, in questi ultimi anni, in cui
s'eran fatti vecchi tutti e tre, il lampione, il lampionaio e la moglie, ella ne aveva preso cura molte
volte, l'aveva ripulito, ci aveva messo l'olio. I due vecchi erano brava gente, scrupolosamente
onesta; non avevano mai defraudato il lucignolo d'una sola goccia dell'olio che gli spettava.
Era dunque l'ultima notte che il fanale passava nella via, e domani doveva comparire alla
Camera di Consiglio: due preoccupazioni, queste, e nere tutt'e due. Non c'è da stupire se non
mandava una luce tanto viva! Ma molti altri pensieri gli si affacciavano. Su quanti e quanti
avvenimenti non aveva gettato luce! Forse, il Sindaco e tutti i Consiglieri presi insieme non ne
sapevano quanto lui! Ma si guardava bene dall'esprimere un tal pensiero, perch'era un buon fanale
onesto, che non avrebbe offeso volontariamente nessuno al mondo — e tanto meno l'autorità
costituita. Molte cose gli tornavano alla memoria, e tal volta un lampo sembrava traversarlo. In quei
momenti, aveva un presentimento che di lui pure qualcuno almeno serberebbe ricordo.
«C'era un volta un bel giovanotto... (eh, sì: n'è passato, del tempo, da allora!...) Teneva in
mano una lettera, un foglietto rosso col taglio dorato, e la scritturina era elegante e sottile... La lesse,
la rilesse, la baciò, — e poi guardò me, con certi occhi che dicevano chiaro: «Sono il più felice di
quanti vestano panni!» Soltanto lui ed io sapevamo quel che stava scritto nella prima lettera della
sua fidanzata... — Già; e ricordo anche un altro par d'occhi. Sembra incredibile come voli il
pensiero! Ci fu un trasporto magnifico nella contrada: una bella giovane signora giaceva nella bara
tutta coperta di fiori e di ghirlande, sul carro parato di velluto nero; ed una infinità di torce oscurava
la mia luce. La gente si affollava lungo le case, e tutti seguivano il corteo. Ma quando le torce mi
furono tutte sfilate dinanzi, ed io mi guardai attorno, uno solo rimaneva, e si appoggiava alla mia
asta, e piangeva disperatamente. Mai dimenticherò quegli occhi dolenti, che si alzarono a me!»
Questi pensieri ed altri simili occupavano il vecchio fanale, che dava luce quella sera per
l'ultima volta. La sentinella che smonta la guardia, sa almeno chi le succederà, e può sussurrare due
parole a chi prende il suo posto; ma il fanale non conosceva il proprio successore. E pure gli
avrebbe potuto dare qualche consiglio, riguardo alla pioggia ed alla nebbia, qualche utile
informazione sull'ora in cui la luna illumina il marciapiede, sulla direzione in cui il vento spira
ordinariamente, e molt'altre cose di questo genere.
Sul tombino della chiavica stavano tre personaggi, i quali desideravano essere presentati al
fanale, credendo forse che spettasse a lui designare il proprio successore. Il primo era una testa di
aringa, che al buio aveva una certa fosforescenza, e pensava che, se mettevan su lei, sarebbe stato
un grande risparmio d'olio. Il secondo era un pezzetto di legno imporrito, che all'oscuro mandava
anch'esso un certo luccichìo, — in ogni caso, sempre più della testa di aringa. Si vantava di
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