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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen

            mezzo alle ortiche, che crescevano alte intorno al pozzo. Le esaminò minutamente a stelo a stelo;
            ma guardò anche in su, verso l'alto: il sole brillava a traverso alle foglie, ed essa provò l'impressione
            che suscita in una persona l'entrare ad un tratto in una grande foresta, dove il sole faccia capolino tra
            il fogliame.
                   «Ah, è molto più bello qui, che giù nel pozzo! Mi piacerebbe star qui tutta la vita!» — disse
            Rospina. E lì stette per un'ora, anzi per due ore. «Chi sa che cosa ci sarà poi, lassù? Da che sono
            venuta sin qui, tant'è che vada ancora un po' più innanzi!» E così strisciò, più presto che potè, e
            arrivò sulla strada maestra, dove il sole splendeva sopra il suo capo, e la polvere la incipriò tutta
            appena fece per traversare la strada.
                   «Qui sì, che sono arrivata per davvero all'asciutto! Qui, non c'è da sbagliare!» disse il rospo.
            «Si sta sin troppo bene, se mai! Questa polvere fa un certo solletico...»
                   Arrivò al fossato: là crescevano i non-ti-scordar-di-me e i rosolacci; e lungo il fossato
            correva una siepe di biancospino, e più là cespugli di sambuco e convolvoli e  viluppi di piante
            d'ogni sorta. Ah, che bei colori! E una farfalla svolazzava lì vicino. Rospina la credette un fiore, che
            si fosse liberato dallo stelo, per guardarsi meglio attorno nel mondo, — voglia ben naturale, del
            resto, in un fiore.
                   «Ah, poter viaggiare con la rapidità di quel fiore!...» — disse Rospina: «Quak! che bellezza
            sarebbe!»
                   Per otto giorni e per otto notti, rimase nelle vicinanze del fossato; nè mai ebbe penuria di
            provvigioni. Il nono giorno pensò: «Avanti! sempre avanti!» Ma che cosa avrebbe mai potuto
            trovare di più bello, di più incantevole? Forse, un piccolo rospo o qualche ranocchino verde...
            Durante la scorsa notte, in fatti, la brezza aveva portato certi suoni, come se nel vicinato si trovasse
            qualche famiglia di cugini suoi.
                   «Ah, è bello vivere! È bello uscire dal pozzo, e starsene tra mezzo alle ortiche, e strisciare
            sulla polvere della strada maestra, e riposare sul margine umido e freddo del fossato! Ma avanti,
            avanti ancora, sempre avanti! sin che troveremo qualche rana od un piccolo rospo. Non possiamo
            farne senza: la natura tutta non fa per uno!» E proseguì il suo viaggio.
                   Giunse nell'aperta campagna, presso ad un grande stagno, intorno  al quale crescevano i
            giunchi flessibili, di un bel verde tenero; e tra quelli entrò per continuare le sue ricerche.
                   «Sarà troppo umido per voi qui», — dissero i ranocchi: «ma siate il benvenuto! Siete un
            signor Rospo od una signorina Rospina? Ma non fa nulla: sarete ugualmente gradito.»
                   E fu invitata al concerto che si dava la sera — concerto di famiglia: grandi entusiasmi e
            vocine esili: conosco questa sorta di roba. Non fu servito rinfresco; ma da bere ce n'era quanto si
            voleva, perchè tutto lo stagno era a disposizione!
                   «Bisogna che riprenda il mio viaggio!» — disse Rospina; perchè dentro aveva sempre una
            specie di struggimento, per qualche cosa di meglio.
                   Vedeva le stelle che scintillavano, così grandi e lucenti; vedeva raggiare la luna, spandendo
            il suo bianco chiarore; vedeva il sole sorgere, e levarsi sempre più alto, sempre più alto.
                   «Ma forse, sono sempre in un pozzo; soltanto, ch'è un pozzo più grande, ecco tutto. Bisogna
            che vada ancora più su: provo una grande inquietudine, uno struggimento...» E quando la luna
            divenne rotonda e piena, la povera bestiola pensò: «Chi sa che non sia quella la secchia, che han da
            calare, e nella quale debbo ficcarmi per poter andare più su? O forse che la secchia grande sarà il
            sole? Com'è grande! E com'è ben tenuta, lucida che par d'oro! Quella può raccoglierci tutti
            addirittura. Bisogna che stia attenta, per non perdere la buona occasione di saltarci dentro. Oh, come
            sembra splendermi sul capo! Non credo che il gioiello possa brillare di più. Tanto, il gioiello, io non
            ce l'ho. Non che mi disperi per questo... No, debbo andare più su, nello splendore e nella gioia! Mi
            sento così piena di fiducia, e pure una strana  paura mi coglie, una specie di angoscia... È una
            risoluzione difficile da prendere, e pure bisogna decidersi. Avanti, dunque, avanti diritta, per la
            strada maestra!»
                   E resolutamente riprese a camminare, come può camminare un povero animaletto
            strisciante, e si trovò ben presto in una strada che passava tra l'abitato: là c'erano giardini fioriti ed
            orti; e presso una cavolaia per l'appunto si fermò, per riposare.

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