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40 Novelle Hans Christian Andersen
spirito.
«Anche quei due lì parlavano della pietra preziosa!» — disse tra sè: «Fortuna che non ce
l'ho! Se no, avrei potuto trovarmi a mal partito.»
Si sentì un gran batter di becchi sul tetto della fattoria.
Papà Cicogna teneva un discorso alla famiglia, e tutti guardavan giù a' due giovanotti, che
passeggiavano nell'orto.
«L'uomo è l'animale più presuntuoso,» — diceva papà Cicogna: «Sentite come battono il
becco, eh? E con tutto ciò, non sanno nemmeno arrotarlo come si deve. Si vantano della loro
eloquenza e della loro lingua! Sì, bella lingua davvero! Ma se cambia ad ogni giornata del nostro
viaggio, e l'uno più non intende l'altro! Noi, almeno, possiamo parlare la nostra lingua in tutta la
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terra — su, in Danimarca, come in Italia od in Egitto. E poi, gli uomini non sanno volare .
Quand'hanno fretta, corrono a precipizio per mezzo d'un ritrovato, che chiamano ferrovia; ma tante
volte, poi, con quella si rompono il collo. Mi sento venire il becco freddo a pensarci. Il mondo
potrebbe perfettamente tirare innanzi senza uomini. Quanto a noi, potremmo farne senza benissimo,
sin che ci saranno ranocchi e bruchi.»
«Ecco un discorso magistrale!» — pensò Rospina: «Che personaggio è mai quello, e in che
posizione elevata! Non ho ancora mai veduto alcuno tanto in alto. E come nuota!» esclamò, quando
la Cicogna volò via per l'aria ad ali spiegate.
Mamma Cicogna, nel nido, incominciò a sua volta a parlare: raccontò dell'Egitto, e delle
acque del Nilo, e di quell'impareggiabile mota, che si trova in quello strano paese; e tutto ciò
suonava nuovo ed incantevole al piccolo rospo.
«Bisogna che vada anch'io in Egitto!» — disse «Pur che babbo Cicogna od uno dei cicognini
mi ci volesse portare... In cambio, andrei in servizio da lui sino a che facesse nido da sè. Sì, arriverò
sino in Egitto, perchè mi sento così felice... Tutti i desiderii ed i piaceri che provo, sono ben più che
avere una gemma nel capo!»
Ed in vece, la gemma, per l'appunto, l'aveva lei. La gemma era quel continuo sforzo,
quell'aspirazione a salire, a salire sempre più in alto. Brillava nel suo capo, brillava nella sua gioia,
raggiava vivida ne' suoi desiderii.
A un tratto, capitò la cicogna. Aveva veduto il rospo tra l'erba, e calò a terra, ed afferrò la
bestiola tutt'altro che garbatamente. Il becco della cicogna la feriva, il vento fischiava: veramente
era ben poco piacevole; ma si sentiva andar su, su verso l'Egitto; lo sapeva, ed ecco perchè gli occhi
le brillavano, sì che una scintilla parve uscirne per l'aria a volo.
«Quak!... Ah!»
Il corpo era morto; il rospo ucciso! Ma la scintilla che gli era uscita dagli occhi? Che cosa
n'era avvenuto, di quella?
Il raggio del sole la raccolse; il raggio del sole portò via la gemma dal capo del rospo. Ma
dove la portò?
Non lo domandare al naturalista: domandalo più tosto al poeta. Egli te lo dirà sotto il velo
della novella; ed il bruco sulla foglia di cavolo, e la famiglia delle cicogne, fanno parte anch'essi
della novella. Pensa! Il bruco si trasforma e diventa una magnifica farfalla; la famiglia delle cicogne
vola al di là dei mari, al di là dei monti, sino alla remota Africa; e sa poi trovare la via più breve per
tornare allo stesso paese, anzi allo stesso tetto. Ebbene: tutto ciò sembra una favola sin troppo
inverosimile; e pure è vero. Puoi domandarlo al naturalista, ed egli dovrà ammetterlo; e poi, lo sai
anche tu, perchè l'hai veduto.
Ma la gemma nel capo del rospo?
Cercala nel sole, e fa' di vederla se ti riesce.
Lo splendore là è troppo abbagliante. Gli occhi nostri non sono per anco capaci di penetrare
gli splendori creati da Dio: ma diverranno, col tempo; e quella sarà la novella più bella di tutte,
perchè tutti allora ci avremo la nostra parte.
(29) 1845.
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